15 trilioni di dollari depositati nei fondi fantasma. Anche in Europa.

I fondi fantasma, scatole nelle quali le multinazionali depositano i profitti sfuggiti alle tagliole del fisco dei Paesi in cui operano, hanno un ritmo di crescita più sostenuto del PIL mondiale, e continuano a trovare numerosi paradisi fiscali pronti ad ospitarli, senza fargli la scortesia di qualche domande sulla loro inattività.

 


 

Fra le nazioni citate nell’articolo “La bolla dei fondi fantasma”, pubblicato da Affari e Finanza, ed a firma di Eugenio Occorsio, spiccano i nomi di Olanda e Lussemburgo, paesi autorizzati ad ospitare una vera e propria truffa ai danni degli altri erari europei.

Per dare l’idea di questa cifra monstre, basti pensare che 15 trilioni di dollari  corrispondono all’incirca alla somma del PIL cinese e tedesco.

 

Le tecniche per ridurre il già esiguo carico fiscale verso le multinazionali, sono affidate a schiere di studi legali abilissimi nel soddisfare l’autorevole clientela.

 

 


 

Con regole del gioco che non sono uguali per tutti, salta all’occhio tutta la stortura di un’Europa incapace di accordarsi su una politica fiscale comune, in un disequilibrio ormai tanto evidente quanto ingiustificabile.

A riprova di queste mancanze politiche, viene spesso ricordato il caso dell’Irlanda, autorizzata a far scendere la propria tassazione sulle società fino al 12,5%, attirando, in tal modo, giganti del calibro di Google, mentre gli altri Paesi continuano ad avere una media intorno al 30%.

In questo quadro, e davanti a tali cifre, Bruxelles consente ai paradisi fiscali sopra citati di esistere e prosperare: ma siamo Europei o siamo scemi?

 

 

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foto https://pixabay.com/it/photos/europa-pagare-stati-uniti-d-america-69527/

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