Addio a Maradona: una vita al limite e una classe senza
dì @GuidaLor
Adesso che Maradona è morto per qualche giorno la retorica prenderà il posto del mito. Prima che la palla torni al centro del campo, in quell’intermezzo fra la notizia e il futuro, lì ci sarà tutto: giocate, sbandate, cadute, risalite. Una vita al limite e una classe senza.
Diego Armando Maradona è morto a causa di un arresto cardiocircolatorio all’età di 60 anni nella sua Argentina, lasciando che l’ultimo dribbling prendesse di sorpresa il mondo intero.
Se non sono bastati decine di biopic, documentari, montagne di libri per spiegare cosa sia stato Maradona, poco riusciranno a fare i milioni di coccodrilli celebrativi – che pure avrebbe amato, affamato come sempre di apici emozionali- scritti in queste ore nel tentativo di riassumerne in maniera compiuta il passaggio dentro la storia umana e sportiva del 900′.
El Pibe de Oro è facilmente associabile al simbolo: quello della povertà argentina fra anni 60 e 70′; della follia consumista degli 80′; del declino di fine millennio e della sopravvivenza nomade post 2000: sopravvissuto ogni giorno a se stesso, solo grazie a ciò che fu.
Vagabondo nelle sue ultime esperienze professionali. Vittima di errori troppo lontani nel tempo per essere riparati da qualche cura miracolosa, da un santone o dalla paura stessa della morte.
Per quel che riguarda la nostra storia nazionale, Maradona sarà sempre l’uomo capace di far impazzire Napoli e che dalla Napoli peggiore sarà inghiottito: portato a fondo nella voragine di una tossicodipendenza che lo ha sopraffatto fin da giovane. Dipendenza da intendersi non come sniffata o sbornia ma elemento di eccesso, superamento del possibile, incapacità di accettare la vita come uomo qualsiasi e pagarne il prezzo sempre, fino all’ultimo centesimo, appena qualche ora fa.
Diego Armando Maradona già morto più volte: nel 1990 dopo l’addio a Napoli; nel 1994 dopo la positività riscontrata ai mondiali americani; nel 1997 dopo l’ultimo romantico anno nel Boca Juniors. Più volte fra fine anni 90′ e inizio del 2000′ a causa della bulimia di eccessi in cui sprofondava per risalire, un pò diverso e sempre lo stesso.
Maradona perennemente preceduto dalle sue prodezze e dall’archivio giornalistico sportivo anche quando appariva obeso, al limite della sopportazione fisica, ubriaco, dominato dal demone, forse non riscattabile come personaggio ma pur sempre icona eterna del calcio.
C’è poco da scrivere sulla poesia di un gesto: per colmare l’impossibile, fin tanto che è stato in vita, in molti si sono concentrati sul costante tormento dell’uomo.
Adesso che Maradona non c’è più, sia soltanto la poesia a non avere mai fine.
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