“After Life” e lo straordinario Ricky Gervais
“In tre parole posso riassumere tutto quello che ho imparato sulla vita: si va avanti”.
Robert Lee Frost
“After life” è una miniserie Netflix che racconta la vita di un uomo inglese, Tony, alle prese con il lutto per la morte della moglie. Un lutto che non si esaurisce in un tempo, ma che si innesta in una depressione a cui Tony ben poco cerca di ribellarsi.
Come Freud insegna, il lutto svuota di significato il mondo mentre la depressione svuota l’Io, ed è proprio questo che accade a Tony, cui rimangono solo un cane e l’anziano padre ospite di una casa di riposo.
Nel corso della storia possiamo così osservare l’assenza di uno sguardo proteso al futuro e la continua danza di un uomo sul baratro, tra pensieri suicidari e abuso di alcool.
Una battaglia con se stesso, giocata per lo più con gli strumenti dell’arrendevolezza e dell’autocommiserazione, che giorno dopo giorno si arricchisce però di qualcosa: una persona, un gesto, un insegnamento tratto dalla vita e dai ricordi lasciati dalla moglie sotto forma di video, testimonianza di ciò che è stato e testamento di ciò che sarà, per un uomo impossibilitato, pare, a procedere nella sua nuova vita di vedovo. Perfetta fotografia di ciò che avviene quando un lutto non è superato, “After life” è anche resoconto lucido di come la vita mette sempre al servizio di chi vuole coglierle occasioni per ripartire, persone che si ri-conoscono, significati nuovi e potenziali che rappresentano l’invito della vita ad accogliere ancora la vita.
In un susseguirsi di momenti commoventi ed esilaranti, come solo la vita può offrire, Tony cerca di emergere dal suo stato depressivo barcamenandosi tra istinti suicidi e spinte verso il mondo, con una fatica che trasmette il senso di stasi che solo chi è stato trascinato dalle sabbie mobili della depressione può comprendere intimamente, nel senso di impossibilità a vedere oltre il qui ed ora, ancorati ad un passato (molto spesso idealizzato) da cui non si riesce ad evadere, che non si riesce ad elaborare.
Tanto è il dolore, e il senso di vuoto, che il personaggio trasmette. E il personaggio è interpretato da Ricky Gervais, comico che molti ricorderanno per il cinico discorso degli ultimi Golden Globe. Un comico, dunque, che interpreta un uomo assolutamente indifferente agli eventi di una vita che, attraverso i suoi per lo più grotteschi personaggi (come i protagonisti delle sue ‘inchieste’ giornalistiche, i colleghi di lavoro, lo psichiatra del cognato) cerca instancabilmente di farlo tornare a ridere.
Una serie tv, dunque, che trova il suo focus non tanto nella morte, quanto piuttosto nella vita che spinge a nuovi incontri, come quello con la vedova della lapide accanto a quella di sua moglie, o con l’infermiera che si prende cura del padre nella casa di riposo.
Sempre mettendo in evidenza, al di là delle ottimistiche possibilità dell’esistenza, la dura realtà di chi, come Tony, sembra non riuscire ad emergere dal senso di solitudine e di perdita, anche di se stesso, che molte persone provano dopo la morte di una persona cara.
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Foto https://pixabay.com/it/illustrations/macchina-fotografica-film-video-660090/