BerlusCovid: l’ex Cavaliere, l’odio, le reazioni social. Niente di nuovo sotto il sole
dì @GuidaLor
Senza partire dall’inizio, in fondo possiamo dire che quanto accade attorno alla persona di Silvio Berlusconi sia la riproposizione di un film già visto:
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la dinamica poco chiara riguardo le sue avventure private, inevitabilmente trasformate in evento pubblico;
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le amicizie pericolose, stavolta solo nel senso del contagio avvenuto chissà dove, nonostante il dito puntato dalla stampa sull’amico Flavio Briatore;
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una claque attorno che fa rumore e si muove a caccia di protagonismo;
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un evento serio che lo coinvolge in prima persona ma si trasforma nella solita epopea fra il grottesco e il leggendario;
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la famosa “gente” – oggi con grande errore di valutazione associata ai social- che lo odia, augurandogli il peggio.
“La gente”. Mi permetto tirare in ballo questa entità multiforme, una volta sostenitrice delle migliori analisi sociali da bar e oggi occupazione centrale delle migliaia di analisti e aziende indaffarate a setacciarne le abitudini e i gusti, in una corsa al nuovo oro dei dati che scorre nel fiume sempre gonfio del web.
Parto da un’analisi della sociologa politica Cristina Antonu (@CristinaAntonu), pubblicata di recente su Formiche, nella quale si concentra l’attenzione sulle reazioni del web a seguito della positività riscontrata all’ex Premier.
Perché “la gente odia” e la Antonu lo fa notare rivolgendo il suo sguardo ai social e alle meme, aspetto che sottolineo con merito poiché intercetta un nuovo metodo di comunicazione o, meglio, di distruzione della comunicazione tradizionale, molto utilizzato fra i giovani e ancora poco attenzionato dai sociologi.
Del pezzo, che vi invito a leggere, mi ha però colpito un aspetto accademico che ricade nello scandalo rassegnato di quanti sovradimensionano i social, strumenti che, a mio modesto avviso, restano dei semplici megafoni di singole individualità, non lo specchio vero e proprio di una società nuova che nelle intenzioni originarie si sarebbe dovuta evolvere nei comportamenti più primordiali in quanto munita di smartphone.
Nell’odio verso Berlusconi anche a fronte di un malanno fisico come il Covid, non riscontro nulla di nuovo: se i social esultano per le sventure pubbliche e private dell’autosospeso ex Cavaliere Silvio Berlusconi, lo stesso avrebbero fatto quando ancora ci incontravamo per strada, al bar del paese, nella fabbrica, in azienda, nei salotti.
E quanto accade è generato da motivi ben precisi e sintetizzabili nella dialettica signore-servo hegeliana che Berlusconi – per primo dopo Mussolini – ha scardinato stravolgendo il campo avversario in mille e più modi, uscendone tutto sommato pulito. Ben oltre le malefatte politiche certificate dalla storia, dall’aumento del debito pubblico alla nascita del precariato in Italia, Silvio Berlusconi è stato infatti capace di smontare questa legge della filosofia non contrapponendosi allo schiavo ma illudendolo di poter diventare egli stesso “un altro signore”.
L’odio de “la gente” verso l’ex Presidente ha radici in questa promessa tradita e in quel lavaggio del cervello che ha toccato milioni di persone, quando già viaggiavamo verso il baratro ma la sua “Bestia” della comunicazione (l’unica davvero degna di nota), imbeveva di tette, culi e gossip gli spettatori da casa, contrapponendo al pubblico sempre più inebetito l’immagine di presunti comunisti vogliosi di distruggere il circo circostante, con un regime costruito ad hoc dalla sua efficace narrazione.
Di Berlusconi da fastidio l’impunità con la quale, secondo i suoi oppositori, è uscito da storie di mafia e corruzione poco chiare non pagando dazio né alla giustizia né al Paese. E se oggi Berlusconi è un signore che possiede ancora le tv ma ha un peso politico ridotto al lumicino poco interessa.
Quando Berlusconi verrà a mancare, per una certezza banale divenuta ultimo tabù di questa società smaliziata, succederà esattamente quanto avvenuto nelle ultime ore: alcuni lo saluteranno formalmente, altri ne piangeranno l’assenza e in tanti sventoleranno la bandiera: perché se è vero che “de mortuis nil nisi bonum”, Silvio Berlusconi ha bucato la storia e non potrà morire mai, dunque sarà perennemente combattuto.
Andrà così poiché “la gente” è un assembramento di “violenti addomesticati”.
Se non usciremo migliori dalla pandemia – come prospettato dalla Antonu – è semplicemente perché siamo e resteremo sempre gli stessi, imbevuti nel grottesco e nel rancore sociale, ospiti di una festa chiassosa nella quale ognuno risponde solo a se stesso.
“Dei poveri comunisti”, come direbbe l’inafferrabile Cavaliere.
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