Sul cadavere della sinistra banchetta il pensiero unico. Alla faccia del futuro
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5.9 milioni di persone nella soglia di povertà assoluta, il 12% con una regolare occupazione;
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500.000 persone rimaste senza lavoro da inizio pandemia, in attesa che lo sblocco dei licenziamenti fissato a giugno apra le porte a una voragine senza precedenti;
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casse integrazioni ordinarie e straordinarie con ritardi di mesi sulla tabella di marcia dell’INPS, ente kafkiano capace di fagocitare nei suoi processi burocratici perversi oltre 1.3 milioni di pratiche, ovvero persone in carne ed ossa.
Lavoro precario, lavoro sottopagato, lavoro nero, lavoro latitante. Sul cadavere della sinistra banchetta il pensiero unico. Alla faccia del futuro.
Perso all’inseguimento del nuovo lavoratore fra smartworking e gig economy, quanto disceso da una tradizione secolare si è inchiodato nel web in air in cui magnifica le mirabilie di un futuro del quale non ha mai capito le intenzioni, testimoniando con ventennale disinteresse verso il suo vanto, la cultura, l’incapacità di percepire il cambiamento, assentandosi da ogni intervento sulla scuola, i programmi, la modernità degli indirizzi.
Ieri Berlinguer sul muro e pugni chiusi nelle tasche: oggi qualche showman sciamannato e braccia tese verso un domani che si vuole solo smart, idiota mai, con la sostituzione del diritto a quella del mercato.
Ciò che resta di una sinistra fra le più gloriose nell’ambito della storia europea, nel 2021 è rappresentato dal Partito Democratico guidato dal Prof. Enrico Letta, nipote di Gianni: entità, ente, istituzione dei salotti romani, frate Francois-Joseph Le Clerc du Tremblay, eminenza grigia vicina a quel Armand Richelieu di Silvio Berlusconi, evaporato nelle fughe giudiziarie mentre il cadavere del Paese porta i suoi indelebili segni.
Enrico Letta non si è lanciato, lo è stato: spedizioniere il cataclisma fantozziano di Nicola Zingaretti.
Ed ecco la sfida glamour del Professore : diritti civili, parità di genere, Ius soli, Erasmus. E il lavoro? Niente. Fuori c’è il sole: andiamo a Berlino o Londra?
Intanto continua l’interpretazione della ruota di scorta del grillismo decadente, alla quale anche il Professore si accoda con piacere, mentre il comico si trasforma in favore delle telecamere.
C’è del marcio in Danimarca, puzza di cadavere a Roma. Milioni di persone non più rappresentate e rappresentabili per un mondo che sogna in una sola direzione.
“Gli uomini che pensano in circolo hanno le idee curve” scriveva il cantante e poeta francese, Leo Ferrè.
Comicità del destino: il parigino Letta riparte dai circoli per rifondare l’infondabile partito che voleva unire comunisti e riformisti moderati, la chiesa e il centro sociale. Gesù Cristo insieme al diavolo.
Qualcuno voleva indebolire il Novecento e ci è riuscito dividendo scientificamente la classe dei lavoratori: operai da una parte e statali dall’altra, partite iva di qua, colletti bianchi di là e agricoltori morti ammazzati sugli scaffali dei pelati. L’urgenza oggi è l’eutanasia: nessuna sorpresa.
Adesso l’ultima boutade del sistema a una marcia sola vorrebbe il blocco dei licenziamenti come causa dello scarso numero di assunzioni: elegia della Confindustria capace di puntare sempre alla massimizzazione del profitto giustificando logiche assurde con i numeretti degli studi ben confezionati.
Dall’altra parte della barricata un esercito in rotta, guerra civile costante, il rumore del silenzio. Dialettica muta, dove il gesto ha preso il posto di ogni dibattito sul reale.
Le file orizzontali per il pane e le scintillanti sedi universitarie che arrampicano un cielo per pochi.
Nel mezzo il dramma di milioni di persone dimenticate, la frustrazione dell’impotenza: gli operai a destra, i giovani che smettono di votare.
E non sarebbe nemmeno drammatico se questa destra fosse qualcosa di solido, alternativa programmatica, direzione precisa ma quì è tutto un teatro, e gli spettatori, stanchi, cercano la propria via d’uscita mentre lo spettacolo prosegue fra i salotti delle televisioni e le gazzarre social.
Chi può faccia. Fingere che tutto vada bene mentre si è in caduta libera non rende più morbido l’atterraggio.