Caso Ho Mobile: Agenzie impotenti, risarcimenti impossibili
Nella sbandierata e festante innovazione dei servizi, il dark side della tecnologia ogni tanto scosta la tenda e mostra il suo occhio alla folla, ricordando le fragilità di un mondo imperniato sulla condivisione di dati più o meno sensibili. Questo, in sintesi e per similitudine, quanto accaduto con il “caso Ho Mobile”.
Il furto subito dalla compagnia telefonica nel dicembre 2020, che ha coinvolto 2,5 milioni di utenti, è stato confermato e comunicato agli abbonati solo nei primi giorni del 2021.
La gravità di tale evento, rischia adesso di passare agli archivi della storia nel silenzio dei mass media, da sempre restii a inimicarsi realtà fortemente attive nel settore pubblicitario.
IL FURTO DEI DATI HO MOBILE
Senza entrare in tecnicismi difficili da comprendere per i non addetti ai lavori, ciò che è successo in estrema sintesi è una raccolta di dati anagrafici e tecnici delle SIM, attraverso i quali gli hacker potrebbero effettuare il Sim swapping, ovvero entrare nei servizi on line ai quali il numero di telefono è collegato, oppure duplicare la SIM per utilizzi di vario genere.
HO Mobile ha cercato di rassicurare i propri clienti affermando che nessun tipo di dati relativi al traffico, sms, attività web o app siano stati sottratti ma consiglia la sostituzione gratuita della SIM presso uno dei propri centri: un invito significativo che rimanda alla gravità della penetrazione informatica subita da Ho mobile.
AVVISO AD AGENZIE E CLIENTI
Dopo i necessari controlli, la compagnia telefonica ha inoltrato regolare denuncia al Garante. L’informazione di quanto accaduto è giunta ai clienti Ho Mobile tramite un sms piuttosto goffo, nel quale si rimanda ai problemi connessi alla pandemia e ad altre non meglio citate aziende, coinvolte in problemi simili nel recente passato.
RISARCIMENTO
Dal web ai social, molti utenti adesso richiedono a gran voce un risarcimento relativo al danno subito oggi – inteso come violazione della privacy – e per gli eventuali, futuri problemi rimandabili all’hackeraggio del sistema.
Ed è proprio sul tema “risarcimento” che il sistema dimostra tutte le sue debolezze, tanto a livello italiano che europeo, mostrando accondiscendenza verso le compagnie telefoniche. Garante della Privacy e AGCOM risultano sostanzialmente impotenti mentre il consumatore viene abbandonato a se stesso nel mare magnum del dark web.
Una distorsione che avviene su tre basi:
- Non tutti i danni da lesione della privacy sono risarcibili;
- stando all’Ordinanza n. 17383/2020 si afferma che il danno non patrimoniale da lesione della privacy può dar luogo al diritto al risarcimento solamente quando vengano accertate la gravità della lesione, la serietà e la rilevanza del danno;
- Ovvero, per richiedere un risarcimento relativo ad eventuale danno patrimoniale seguito all’hackeraggio, lo sventurato utente dovrebbe riuscire a dimostrare che il fatto sia avvenuto nel lasso di tempo che intercorre fra il furto dei dati e il successivo innalzamento dei livelli di difesa da parte di Ho mobile. Un’impresa a dir poco titanica che scoraggia anche il più combattivo consumatore.
La follia organizzata e normata in modo approssimativo per problemi di privacy e sottrazione di dati, come quello avvenuto ad Ho Mobile, spalanca le porte di un doveroso dibattito sulla difesa del consumatore e la fallacia dei sistemi di controllo, europei e nostrani: carrozzoni impotenti, prostrati allo strapotere di un mercato che si nutre di persone e dei loro dati, nel sottofondo del coretto che continua a magnificare l’innovazione, senza sé e senza ma.
Come scriveva De Andrè:
“Cantami di questo tempo
L’astio e il malcontento
Di chi è sottovento
E non vuol sentir l’odore
Di questo motore
Che ci porta avanti
Quasi tutti quanti
Maschi, femmine e cantanti
Su un tappeto di contanti
Nel cielo blu…”