Covid19: Amazzonia senza ossigeno e pazienti in asfissia
dì Enio Ricanelo (@ilRicanelo)
corrispondente da San Paolo, Brasile
La crescita dei contagi da Covid19 in Brasile sembra non avere fine.
La crisi sanitaria smaschera ancora una volte tutte le falle di un sistema iniquo e di realtà geografiche – spesso più grandi di alcuni stati europei- mal amministrati dalla politica locale e nazionale.
La media delle ultime settimane registra 950 morti e circa 50 mila casi di positività ogni 24 ore.
Una realtà che spesso non trova eco sui quotidiani europei riguarda le modalità di investimento brasiliane, mai realmente omogenee su tutto il territorio. E’ prassi comune che i denari pubblici vadano a gratificare maggiormente le città ricche come San Paolo, dalla quale vi scrivo, a discapito delle zone rurali più povere.
E questo è anche il caso dell’Amazzonia, che vive una situazione disperata, con gli ospedali dello Stato ai quali mancano da settimane le scorte di ossigeno necessarie per i pazienti Covid19 più gravi.
L’unica azienda produttrice locale, la White Martins, ha pubblicamente affermato di non riuscire a soddisfare le richieste delle strutture e di aver notificato questa realtà al Governatore già nel 2020. Il governo regionale di Wilson Miranda Lima, nonostante gli appelli, da allora non è intervenuto per implementare l’approvvigionamento.
Il “caos ossigeno” ha trovato fortuna sui social, con i familiari dei pazienti che hanno lanciato l’allarme e vari # di protesta per trovare una sponda nell’opinione pubblica.
A loro sostegno si sono schierati gli artisti: nessuna canzone ma donazioni in denaro e acquisto diretto delle bombole.
Winderson Nunes, noto youtuber, ne ha personalmente acquistate 30; Marília Mendonça, cantante, ne ha donate 20. Gustavo Lima, cantante, 20. Felipe Neto, altro youtuber carioca molto famoso, ne ha acquistate 30. Tirulipa, comico, 20.
E il Presidente? Ha collaborato facendo polemica e additando alla mancata “cura preventiva”, ovvero la discussa clorochina, l’impennata dei contagi. La colpa, a suo dire, sarebbe quindi dei cittadini.
Il lockdown chiamato a dicembre in tutto lo Stato per mitigare gli effetti di un contagio già fuori controllo, come in Italia aveva incontrato la contrarietà di commercianti e parte della società civile, scesa in piazza con la benedizione di Bolsonaro. A differenza dell’Europa, la fermezza politica si è piegata ai manifestanti, annullando parte delle restrizioni.
La drammaticità degli eventi brasiliani purtroppo stenta a trovare eco nei media europei, nonostante fonti e testimonianze drammatiche dirette siano fruibili su tutti i canali (tv, web,social).
Un esempio che possa darvi idea delle situazione brasiliana è recentemente apparso su Fantastico (rivista digitale settimanale) con un’intervista a un’operatrice sanitaria in Amazzonia che, sprovvista delle bombole d’ossigeno, è stata costretta a somministrare morfina per rendere il trapasso di alcuni pazienti meno doloroso.
In mancanza di bombole cariche, l’alternativa sarebbe stata quella di lasciare morire pazienti, anche in giovane età, in uno stato di asfissia cosciente.
Anche se viviamo tutti nel secolo XXI, da questa parte del mondo – specialmente in alcune regioni- sembra di essere ancora nel medioevo.
L’augurio, oltre a un ennesimo cambio nei vertici governativi, riguarda l’informazione europea e il suo interesse nell’accendere i riflettori su questa triste realtà.
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