COVID-19: La situazione in Brasile diventa pericolosa
dì Enio Ricanelo, corrispondente dal Brasile per “I Fatti Capitali”
Crisi nel governo, il COVID-19 peggiora la situazione sociale, già complessa per natura.
Bolsonaro, tamponi e fila negli ospedali: il Brasile è sull’orlo del precipizio.
San Paolo – Il coronavirus ha iniziato il suo cammino nel Brasile più di un mese fa.
Al 7 aprile 2020, si registrano 12.056 positivi e 553 decessi.
I tamponi scarseggiano a causa delle carenze del sistema sanitario brasiliano, così come i letti in terapia intensiva. Ufficialmente, il Brasile ha 1.15 posti letto ogni 1000 persone: in Italia sono 9.35 posti per 1000 abitanti. Un sistema debole, che rischia di essere travolto dalla pandemia.
Con la paura del crollo totale, il ministero della sanità ha deciso di attuare la quarantena totale dal 22 marzo.
Ad oggi, il Governo non ha però ancora emesso ancora nessuna multa per chi non rispetta le misure precauzionali richieste.
Il 24 marzo, il Presidente ha contraddetto il Ministero della Sanità, chiedendo al popolo di uscire di casa. Il coronavirus, definito come “una piccola influenza o un semplice raffreddore”, e la conseguente quarantena, secondo Bolsonaro dovevano essere rispettati solo da coloro che avessero più di 60 anni, o da persone con rilevanti malattie pregresse. Poche ore dopo, con l’avanzata del virus, Bolsonaro è stato costretto a riconsiderare quanto detto: e questa è storia nota anche in Europa.
Ma la tregua è durata poco. In una conferenza stampa shock, il Presidente ha affermato che la popolazione povera non soffrirà gli effetti del COVID-19, in quanto abituata a vivere nella “fogna” e, per tale motivo, già difesa dagli anticorpi sviluppati a causa delle loro condizioni di vita.
Per dovere di cronaca, riporto testualmente quanto espresso da Bolsonaro: “Penso che non dobbiamo arrivare al punto in cui si trovano gli Stati Uniti. Il brasiliano deve essere studiato, avendo uno stile di vita diverso da ogni altro abitante del continente. I ragazzi che vivono nei paesi più poveri non rischiano il contagio. Ne ho visto uno tuffarsi nella fogna, uscirne fuori e rituffarsi nuovamente: a lui non può succedere niente”.
Nel frattempo, alcuni video pubblicati da Bolsonaro su Twitter, nel discorso “controquarantena”, sono stati cancellati dai social per il loro contenuto “pericoloso per la salute pubblica”.
Tampone e “coronavaucher”.
Nella seconda settimana di quarantena, nello Stato di Minas Gerais, il sistema sanitario comincia a preoccupare.
In questo momento sono più di 12 mila le persone in attesa del risultato dei tamponi.
La maggior parte delle persone risultate positive ha fatto analizzare il tampone privatamente.
Ad oggi si contano 498 positivi ma, stante la lunga fila e i tempi di attesa, il numero può essere ancora più alto. Il governo adesso ha una battaglia gigante da combattere. Senza conoscere il reale numero dei contagiati, tracciare un quadro nazionale preciso risulta impossibile.
Se le persone non possono fare test gratuiti, l’unica via di uscita sarebbe quella di pagare per effettruane, ma questo è un altro problema: la popolazione povera non ha i mezzi per farlo.
Il governo ha così dichiarato la volontà di promuovere dei “coronavaucher” che, dopo la richiesta della camera dei deputati, saranno di seicento reais (centotre euro circa).
La denuncia del popolo brasiliano è dovuta al ritardo dell’attuazione di quest’aiuto, oltre che per un processo estremamente burocratico, con il quale si rende praticamente impossibile alla popolazione più povera e ignorante di accedere ai benefici previsti con la riforma.
Un caso fra i tanti: Maria Tereza, casalinga con 3 figli, è sola dopo la morte dello sposo, e al momento non può lavorare. Deve vivere solo con l’aiuto governativo.
Con i figli a carico, “la sua borsa” deve essere di milleseicento reais, 276 euro circa. Maria abita a Rio de Janeiro, nel quartiere più povero del capoluogo, il morro del Vidigal. Cinquecento reais solo per pagare l’affitto: ciò che resta, per le spese del mese.
La sua testimonianza, ben rappresenta la situazione attuale nel Brasile più profondo: “Adesso sono preoccupata perché siamo in quattro, non posso smettere di pagare l’affitto e non posso abitare sotto un ponte. Quello che rimane è troppo poco per vivere: ho paura per il mio futuro. Resto a casa per evitare di essere infettata e correre il rischio di non avere un posto letto per curarmi, lasciando la mia famiglia da sola”.
dì Enio Ricanelo, San Paolo, Brasile per “I Fatti Capitali”.
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