DPCM al ribasso e contagi in crescita
La cronaca
A seguito della crescita esponenziale dei contagi da Covid 19, a distanza di soli 7 giorni dal primo decreto, il Premier Giuseppe Conte firma un nuovo Dpcm con ulteriori restrizioni per diminuire la pressione sulle strutture ospedaliere e rallentare la diffusione del virus fra la popolazione.
Il lungo e teso confronto tra Governo e Regioni si conclude con la condivisione di scelte più morbide rispetto alle indiscrezioni filtrate in questi giorni.
I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21.00 di vie e piazze dove potrebbero formarsi assembramenti.
Bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, saranno aperti fino alle ore 24:00, potendo servire solo al tavolo (max 6 persone) a partire dalle 18:00. Le consegne a domicilio sono consentite senza vincolo di orario e l’asporto sarà possibile fino alle 24:00.
Tutti i ristoratori dovranno affiggere fuori dai locali un cartello con il numero massimo di persone che l’esercizio può contenere.
Sale bingo e sale gioco dovranno rispettare l’apertura limitata fino alle ore 21:00. Vietate sagre e fiere, sospesi i convegni.
Palestre e piscine avranno una settimana di tempo per migliorare le condizioni di prevenzione al loro interno. Fra 7 giorni attesa una decisione definitiva.
Cinema, centri estetici e parrucchieri potranno continuare le loro attività mentre si fermano scuole calcio/ basket e tutti gli sport di contatto a livello amatoriale.
Per alleggerire i flussi nel trasporto pubblico, vera criticità indicata anche dal CTS, le scuole programmeranno orari di ingresso scaglionati (a partire dalle ore 9:00) e DAD soprattutto per le Università.
Nella stessa ottica, viene agevolato il remote working per la PA. Nel settore privato, laddove possibile, è fortemente raccomandato.
L’opinione
Nell’ambito di una crisi sanitaria incontrovertibile nei numeri, il “compromesso” fra Governo e Regioni stona per la comune necessità dello stesso risultato, ovvero la diminuzione dei contagi nel più breve tempo possibile.
Il dato certo è che la struttura attuale della nostra democrazia non è capace di rispondere in maniera univoca e decisa rispetto a un’emergenza sanitaria che copre, pur con zone di criticità più spiccate, ormai l’intero territorio.
Se le incertezze della scienza riguardo al nuovo coronavirus continuano a essere molteplici, non ci sono più dubbi sui famosi droplet, particelle salivari che permangono in aria e veicolano il virus, con maggiore capacità all’interno di luoghi chiusi e scarsamente arieggiati.
Per questo motivo, tenere aperti ristoranti che non possono più usufruire della bella stagione per disporre i tavoli all’aperto o permettere l’accesso – pur limitato -nei cinema e nelle palestre, sembra davvero un suicidio decisionale con il quale si rimanda alla responsabilità del singolo cittadino la capacità di contrastare la catena dei contagi.
dì Ramier
Immagine https://pixabay.com/it/illustrations/coronavirus-tally-pensione-strokes-5638893/