Dpcm: la rivincita di Natale
dì A.G. – Psicologo
Premesse e sintesi:
1) Si ringrazia Pupi Avati per aver ispirato il titolo di queste brevi note.
2) Queste brevi note non rappresentano una critica al “Dpcm di Natale”, fotografano semplicemente una realtà che si è ormai ripiegata su se stessa.
3) “Ognuno vale uno” è stata una bella utopia. Che sciocchi ad averci creduto.
Questa sera conferenza stampa in diretta da Palazzo Chigi. pic.twitter.com/Xgl9YmaJFE
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) December 3, 2020
Il DPCM illustrato dal Presidente Conte nella serata di ieri lo conoscevamo tutti.
Per giorni e settimane il “virologo x” ha proposto il regime duro per le feste natalizie, i giornali hanno rilanciato probabili restrizioni su restrizioni, in molti hanno descritto una battaglia, quella tra Stato e Regioni, in cui sembrava di assistere allo scontro tra Rocky Balboa e Topolino. Per giorni e settimane ci hanno abituato all’idea che per salvare il Natale, quest’anno, c’era poco da fare.
Non hanno stupito quindi le restrizioni di cui ha parlato Conte ieri sera, né nel contenuto, né per quanto riguarda la coerenza.
Non staremo qui a ri-elencare le numerose iniziative, ma solo a porre una riflessione su tutto questo. All’interno di un complesso decisionale che ha (im)posto restrizioni e allontanamenti tra esseri umani appartenenti alla stessa ‘tribù’, allo stesso sistema radicale di riconoscimento reciproco, il Governo ha deciso di lasciare aperti a oltranza i negozi, esattamente fino alle ore 21, perchè “non vogliamo farvi rinunciare allo scambio di regali”. Ci si mangia con i soldi, è vero.
Ma il messaggio arriva terribilmente e spaventosamente chiaro: il sistema di relazioni umane nella loro unicità non può in alcun modo condividere il piedistallo con il sistema di relazioni bancarie, finanziarie, economiche.
Precipita giù, inghiottito dalla paura sacrosanta di un virus che uccide ed acceca allo stesso tempo.
Carte di credito più vicine al POS, persone più lontane. Il sistema affettivo umano è stato così bybassato e ne rimane solo il simbolo vuoto del ‘regalo’ come cifra non di scambio reciproco, ma di transazione.
In tale contesto, le persone sole non hanno di che dar voce alla propria sofferenza, alla lontananza da parenti lontani la cui distanza hanno dovuto tollerare per la maggior parte dei mesi di questo anno Fantastico.
Per un Governo che in tanti mesi non è riuscito a nominare le parole “psicologia, sofferenza psicologica, mente, relazione, legame” più volte di quante non siano le dita di una mano, niente fa più di tanto la differenza. L’ideale dell’uno per uno, inteso in senso soggettivo, rimane schiacciato sotto il peso dell’uno per tutti, ed è costretto ad affogare persino tra gli insulti di coloro che non riescono più a leggere tra le righe dell’unicità altrui e propria, con empatia.
Un Paese in cui neanche la pandemia ha portato chi lo guida a porre l’accento sulla necessità di sostegno psicologico, di aiuto, di “terapia” per un’anima individuale e collettiva ormai sbaragliata dalla potenza del reale.
Ecco allora che si staglia sullo sfondo la necessità vera di dare ascolto a chi in queste ore promette disobbedienza civile, a chi si lamenta, a chi afferma “partirò lo stesso”.
Alla pancia del Paese che brontola, perché rappresenta la faccia più umana di una società che di umano ha ormai ben poco. Non si tratta di un invito alle tavolate, né di un’istigazione a gridare “ambo” al primo numero della tombola con altre venti persone.
Si tratta di pensare a quelle piccole costellazioni familiari, tante, che non possono godere del Natale come simbolo di ricongiungimento solidale, di momento di gioia condiviso, alla fine di un anno terribile che ha prodotto una gigantesca quota di isolamento sociale e psicologico.
Perché è di questo che si parla quando facciamo riferimento alla pancia del Paese. Si parla di persone isolate, di piccoli nuclei che, ancora una volta, il sistema economico ha diviso per la ricerca di una possibilità di lavoro altrove, di una nuova occasione. Sorelle e fratelli, figli e genitori.
A queste persone sole e isolate che proveranno a ricercare nel Natale, come ogni anno, un raro momento di unione dico: Buona rivincita di Natale.
bellissimo articolo