Draghi: il silenzio dell’innocente è cosa viva




 

DALL’ELOGIO DEL SILENZIO AL SILENZIO DELL’INNOCENTE

A distanza di quaranta giorni dal suo insediamento, è certo che la comunicazione del Governo a guida Draghi si candida a entrare con pieni voti nei volumi dei corsi di scienze politiche, relegata al capitolo “cosa non fare”.
Anche tra le fila dei giornalisti esultanti per l’assenza dai social del nostro Presidente, inizia a serpeggiare un certo malumore, maturato tutto sommato in poche settimane.
D’altronde la luna di miele è sempre una breve parentesi fra innamorati.
Esercizio divertente per un utile confronto sul mood di ieri e di oggi: digitare sulla barra di ricerca Twitter “Mario Draghi social” e leggere i post di gennaio/inizio febbraio.
Dall’elogio del silenzio al silenzio dell’innocente.
L’esaltazione si è trasformata in tesi difensiva che possa giustificare l’ostracismo verso la stampa da parte di un tecnico chiamato a guidare il Paese nel suo momento più buio.
Ciò a cui Draghi non risponde è quel che Draghi firma.
E questo è molto grave, comunque la si pensi.
Andando a memoria sui punti caratterizzanti del dibattito pubblico di questi mesi, i giornalisti italiani non sono riusciti ad avvicinare l’ex Presidente BCE per chiedere delucidazioni su:
  • la contestata nomina dei sottosegretari;
  • i ritardi di INPS e Agenzia delle Entrate per il pagamento di CIG e ristori;
  • il caso AstraZeneca;
  • il rimpasto -contestatissimo per la caratura dei personaggi- all’interno del CTS, con le nomine avallate dal Ministro alla Salute, R. Speranza, e da F. Curcio, neo Capo della Protezione Civile, in quel ruolo grazie al consenso ufficiale Draghi Mario.

 



 

La strenua difesa di quanti hanno deciso di abdicare al loro compito per il “bene comune” – ovvero una guida politica unitaria senza opposizione parlamentare di rilievo nè pungolo della stampa – consuma gli specchi sui quali si arrampica fra salotti tv e colonne dei giornali.
La tesi difensiva osservata nelle settimane è stata più o meno la seguente, punto per punto:
  • all’interno di questo esecutivo il ruolo dei sottosegretari è irrilevante;
  • operazione “silenzio totale” sul drammatico ritardo dell’INPS per le casse integrazioni. Semplicemente il tema non viene menzionato in nessun luogo dell’informazione, anche se i numeri diffusi, in misura di milioni di cartelle, sono pubblici e nascondono migliaia di tragedie;
  • il pasticcio Astrazeneca è stato addossato ai tedeschi (sempre bravissimi nel ruolo di cattivi) e al povero Roberto Speranza, scrittore in erba e Ministro per grazia ricevuta, visto che la sua nomina non viene mai ricondotta al Premier che pure l’ha avallata;
  • stesso discorso per quanto accaduto con il CTS e i personaggi chiamati a dare suggerimenti al Governo, sui quali, in molti casi, basta e avanza l’archivio di internet per sollevare qualche sopracciglio dubbioso.

 



 

Una cortina di protezione inconcepibile in un Paese che perde il senso della misura fra quanti chiedono il passaporto vaccinale per viaggiare liberamente e chi non riesce ad ottenere soddisfazione dei propri diritti.
Colonne imbarazzanti dai titoli fuorvianti, contenuti scioccanti e processi democratici agonizzanti.
Un rap orrendo che si conclude in due modi:
  • Mario Draghi è innocente, la colpa di ogni errore è da attribuire alla classe politica che lo sostiene;
  • con l’esecutivo di Giuseppe Conte si stava anche peggio.
Nulla di nuovo sotto il sole: magre consolazioni per un popolo ingrassato durante mesi di reclusione e incertezze.
Nessuna pretesa di chiarezza.  Il capo non si discute o, meglio, questo capo non si discute.
E i pochi ancora in grado di alzare la testa rischiano di farsela tagliare da orde di fan accaniti, onorando l’ammonimento sussurrato fra gli scettici della rivoluzione francese.
Nel complesso psicologico della curva da stadio che contagia più velocemente del virus gli elettorati disorientati, tanta gente aggrappata alla speranza e alla disperazione: forme dell’essere la cui unica espressione rimane il silenzio stupito. Quello dei veri innocenti.

 



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