Empedocle: l’esistenza è figlia di amicizia e contesa
dì Giulia Bertotto (twitter @GiuliBertotto1)
Empedocle nacque ad Agrigento, probababilmente da una nobile famiglia, nel V secolo .C. , maa sulla data della sua nascita, ci sono dubbi. Infatti come per molti presocratici, la sua vita è scarsamente documentata. Aristotele individuerà in lui i fondamenti della retorica per via del suo modo di esporre sistematico.
Di Empedocle conserviamo due opere: Sulla Natura e Purificazioni.
Sembra che rifiutasse il modo di vivere dei potenti e fosse solidale con i poveri; respingeva i sacrifici violenti di animali e diventò anche vegetariano. Aveva doti taumaturgiche, profetiche e magiche come il controllo della pioggia e dei venti. Questo perché in epoche antiche il sapere scientifico e magico non erano distinti e la filosofia era considerata un modo di vivere, non un campo di studi. Di lui stesso Empedocle dice “Perché già fui un ragazzo e una ragazza, e un cespuglio e un uccello e un pesce muto nelle acque del mare”. Come se l’immortalità per lui non fosse un’aspirazione a venire ma una condizione ontologica. In virù di quattro radici e due forze. Ma vediamo meglio.
Tutte le cose, per questo antico saggio, sono il risultato di mescolamento e seperazione, derivanti a loro volta dalle forze Amore e Odio, Amicizia e Contesa.
All’inizio ontologico (diremmo oggi) vi era una sola unità perfetta, Sfero, l’Essere immobile e immutabile: “La natura di Dio è un cerchio il cui centro è ovunque e la cui circonferenza non è da nessuna parte”.
Le quattro radici imperiture -fuoco, aria, terra e acqua– si disgregarono da Sfero. E dalle forze antitetiche Amicizia e Contesa, combinandosi, scaturì l’esistenza. Sfero, forza centripeta, e Vortice, forza centrifuga, dominano a cicli alternati le ere del mondo. I quattro elementi non fanno altro che aggregarsi e disgregarsi tra loro secondo la tensione di queste potenze irresistibili.
Nell’epoca in cui domina Sfero non vi è nessun mescolamento, mentre da solo il Vortice non può darsi, perché genererebbe un caos incapace di armonizzare qualsiasi stato della materia. È il dissidio quindi, che permette il corso del divenire mentre dalla perfezione immobile e infinita, dall’assoluta pace, niente si origina. Rispetto a Sfero però, il mondo viene inteso come un decadimento di perfezione tramite differenziazione. L’Uno è perfetto ma infecondo senza dissidio, l’esistenza per darsi non può che essere imperfetta e molteplice.
Dunque il manifestarsi dell’esistenza si origina con un processo di degradazione dell’Essere che va dall’unità alla molteplicità (e che poi di nuovo si riqualifica dalla molteplicità all’unità).
Tale degradazione si presenta molto articolata, un po’ come saranno le cosmogonie gnostiche: Sfero alle sue periferie è vulnerabile all’Odio che genera dai quattro elementi, creature a due sessi: esse poi divengono maschi e femmine, smembrati in mostri e parti scomposte. Quando Amore le raccoglierà, verranno riaggregate, ridiverranno maschi e femmine e ancora creature a due sessi, fino a che non verranno riassorbiti nell’essenza delle quattro radici, per riappacificarsi indistinti nello Sfero.
Per Empedocle anche la nascita e la morte individuale del corpo sono solo la manifestazione di una coagulazione o scioglimento delle radici indistruttibili, spinte da queste tendenze centripeta e centrifuga.
In effetti a livello chimico e anatomico un corpo che prende vita si “compone”, uno che muore si “decompone”. Attrazione e repulsione sono le condizioni dell’esistenza e se ci pensiamo bene, ogni istante della nostra vita non solo appare generato dalla fusione di queste due tensioni, ma sembra anche essere scandito da questo contrasto tra accoglienza e rifiuto verso qualcosa: al risveglio odio per il freddino fuori dalle coperte, amore per il caffè, amore per una carezza al gatto e odio nello scoprire che fuori piove e si dovrà andare in ufficio con l’ombrello…
Non sembra esserci altro modo di stare al mondo che accettare questa dualità costante, accogliendola però come effetto momentaneo e non come causa originale. Le religioni orientali ci parlano di illusione della dualità, proprio come Empedocle, il quale ci ricorda la transitorietà del nascere e morire mentre afferma la natura indistruttibile degli elementi.
Secondo una delle leggende intorno alla sua straordinaria vita, Empedocle si gettò nell’Etna per mostrare la verità dell’immortalità, e il vulcano eruttò uno dei suoi sandali. Empedocle resta il simbolo di un essere umano ancestrale, pienamente integrato nella natura e capace di comprenderne i segreti attraverso la filosofia.
Empedocle manipolatore di tempeste, amico degli animali, immortale nel fuoco, connesso con il divino.
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