Giuseppe Conte è sparito dai radar: vacanze e problemi
Sarà il week end più caldo in arrivo, sarà che con il Decreto Agosto è stata data un’altra boccata di ossigeno al corpo comatoso del Paese, sarà che legittimamente qualche giorno di riposo lo meritano tutti, ma il Premier Giuseppe Conte è sparito dai radar della politica da una decina di giorni.
Qualche intervista scritta, un paio di tweet, nel mezzo un Paese impaurito dalla seconda ondata e una scuola alla ricerca di soluzioni creative per limitare l’inevitabile: lezioni al chiuso con studenti senza mascherina e contatti dai quali saranno generati focolai più o meno controllabili, fortuna permettendo, perché a livello tecnico si è sbagliata tutta la fase2: dall’invito al tracciamento tramite app non raccolto dalla popolazione, al controllo tardivo dei vacanzieri di ritorno, fino alle sanzioni per i locali affollati, lasciati liberi di agire nonostante le raccomandazioni, tradite e registrate quotidianamente dal web e dalle cronache locali.
Giuseppe Conte guarda il mare mentre i megafoni della stampa riportano le lodi dei suoi generali verso Mario Draghi, nuovo totem acclamato da fedeli che plaudono a messaggi mai concretizzati ma sempre buoni da sposare per non dare l’idea essere esclusivi campioni nel campo dell’ammuina. Osservando l’orizzonte il Premier non può mancare di notare la barca che lo riporterà a Roma, la ciurma intenta a costruire alleanze per lanciarlo in mare al momento giusto e il mare che si prepara alla burrasca nel segno dei dati dell’economia e in quelli della futura disoccupazione.
Un Premier che gioca con i “vadino” e continua a parlare di immigrati usando i toni del suo ex generale, Matteo Salvini, appena un anno fa punito con affermazioni passate alla storia e ribadite durante il lockdown con quel famoso “favore delle tenebre”, divenuto pop come il suo stesso personaggio.
L’autunno sarà caldo e decisivo per il futuro del Paese e del Premier stesso, altro totem che con Mario Draghi condivide la corte della politica e degli elettori ma che dal noto agone non vuole passare a un perenne stato di agonia.
Se Matteo Renzi, il regista del Governo giallorosso, seconda pellicola in cui Conte svolge il ruolo di protagonista, suole dire come il “tempo sia galantuomo”, oggi, più semplicemente, “il tempo stringe” e il cambio di passo tante volte sventolato in questi mesi, dalle conferenze stampa agli Stati Generali, non ha più vento favorevole per farsi notare e rassicurare la massa.
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Foto https://pixabay.com/it/illustrations/destinazione-radar-cerchio-simbolo-2003206/