I Ministri degli Esteri europei si incontrano per fare il punto sulla crisi siriana.
Di Flora Miceli (Twitter @IlGattoNero)
Con tutto quello che è successo in questa prima metà del 2020, molti degli avvenimenti che abitualmente campeggiavano sulle prime pagine dei giornali e in tv sono passati in secondo piano. Come la Siria che, proprio nel 2020, entra nel decimo anno di conflitto.
La situazione nel Paese mediorientale è sempre più grave, con la popolazione locale che si trova adesso a dover fronteggiare anche il diffondersi della pandemia di Covid-19 oltre agli scontri armati tra ribelli, mercenari, estremisti islamici, esercito siriano e contingenti stranieri.
La comunità internazionale, nonostante il silenzio dei media, non ha smesso di cercare una soluzione alla guerra e il 30 giugno si svolgerà a Bruxelles la quarta conferenza ministeriale sul futuro della Siria e della regione nell’insieme, eccezionalmente in formato virtuale per ottemperare al mantenimento delle regole di distanziamento sociale.
La conferenza, co-presieduta da Unione Europea e Nazioni Unite, ha lo scopo di riunire tutti gli attori rilevanti al fine di portare avanti il dialogo tra le parti coinvolte tenendo conto dell’attuale situazione nel Paese, rinnovare il sostegno all’azione dell’ONU nel giungere a una soluzione politica e pianificare stanziamenti finanziari mirati per interventi umanitari in Siria e nei paesi confinanti che ospitano rifugiati siriani. Il meeting internazionale è stato anticipato da due giorni di colloqui e di confronto con esponenti della società civile assieme ad organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative, rappresentanti dell’UE, dell’ONU e dei vari paesi coinvolti.
La consultazione con la società civile, avvenuta anche per mezzo di un sondaggio online, ha lo scopo di raccogliere suggerimenti e raccomandazioni da parte degli attori operanti sul territorio in modo da guidare i lavori della conferenza di martedì 30.
Fin dallo scoppio del conflitto nel 2011, l’Unione Europea e i suoi Stati Membri hanno sostenuto economicamente interventi umanitari in Siria, arrivando a stanziare in totale più di 20 miliardi di euro per l’assistenza della popolazione siriana sia all’interno del Paese che nei paesi che ospitano i rifugiati.
La strategia dell’UE nei confronti della crisi siriana è contenuta nella decisione del Consiglio dell’aprile 2017, adottata in vista della prima conferenza ministeriale sulla Siria, e si articola in sei punti: la convinzione che una soluzione politica negoziata tra le parti sotto l’egida delle Nazioni Unite sia l’unica possibile; il sostegno al processo di transizione politica che includa tutti i segmenti della società siriana; il sostegno umanitario alla popolazione siriana; il rafforzamento della società civile siriana attraverso la promozione dei diritti umani e della democrazia; il supporto del processo di riconciliazione nazionale attraverso la persecuzione dei crimini di guerra; infine l’appoggio al governo ad interim siriano al fine di evitare il collasso di tutte le strutture statali.
Per quanto siano passati quattro anni da questa Decisione, l’Unione Europea rimane ferma nel voler trovare una soluzione politica al conflitto e per questo motivo conferma il suo appoggio all’azione politica e diplomatica portata avanti dalle Nazioni Unite e il suo impegno economico in progetti umanitari a favore della popolazione siriana.
Nonostante l’azione della comunità internazionale però, questo accordo politico sembra ancora lungi da poter essere raggiunto.
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