La notte più buia su Roma: il declino nei numeri della Capitale.



 

Roma  è diventata la vecchia casa di una donna abbrutita dal tempo e dalle delusioni, incurante di sé stessa e dei propri figli, che né rinnegano l’amore e le cure con l’indifferenza di chi è pronto ad abbandonare la casa al suo destino.

Nel tentativo di descrivere la situazione della città, oggi, non vengono scritti grandi reportage: basta mostrare le foto delle buche, l’immondizia e il degrado dell’urbe per assicurare un maggior impatto emotivo rispetto alle parole e all’analisi di una situazione oggettivamente disperata.

Quella di Roma – va detto oltre la vicinanza ad ogni colore politico – è una storia di declino economico e sociale iniziata molti anni fa, dovuta sostanzialemente a una costruzione della città totalmente distante dal modello delle “capitali smart”.



Le criticità storiche di Roma – che hanno portato allo scarto attuale con le altri capitali europee – sono sintetizzabili in pochi, decisivi punti:

  • Roma è senza una “city”, un centro nevralgico per gli affari. Gli uffici sono divisi fra zone lontanissime : da Prati all’Eur, dal centro storico ai Parioli;
  • a Roma la mobilità è folle, calibrata solo per la gomma (è la città con più moto/scooter d’Europa) e questo pone un serio problema in vista delle fasi successive al lockdown, con mezzi pubblici che potrebbero trasfromarsi in un ricettacolo di virus e infezioni;
  • Roma è senza una visione strategica per problemi come quello dei rifiuti (niente termovalorizzatori); del lavoro (scarsa industrializzazione, forte calo dell’impiego pubblico, colonna portante della sua economia);
  • Roma vive una emergenza abitativa costante, nonostante lo straordinario numero di case sfitte.
  • Anche prima della pandemia, a ben guardare,  il dato sul turismo non era poi entusiasmante: nonostante le sue incomparabili bellezze, la capitale d’Italia ha perso appeal fra i turisti che oggi, dati alla mano, preferiscono mete come Parigi e Berlino.

 

In termini prettamente economici Roma è ferma al 2008.

Il PIL (pre pandemico) è bloccato a 2,1 punti sotto il dato riferito all’anno precedente la grande crisi. Un numero che diviene ancora più allarmante se paragonato con quello di Milano, la quale, attualmente, è a + 18,4 punti.



Ciò è dovuto ai fattori sopracitati oltre che alla silenziosa fuga delle aziende verso Milano (nel 90% dei casi) ovvero all’estero, avvenuta negli ultimi diecini anni: Sky, Esso, Opel, Consodata (già Pagine Gialle), Total Erg, Baxalta, Mylan e tante altre realtà hanno abbandonato la città, nell’incuria dei Governi e nell’impotenza delle amministrazioni.

 

Ad oggi, soltanto il 9% del PIL nazionale è prodotto da Roma, contro una media del 20% per le altre Capitali europee, da Parigi a Berlino.

 

Cosa possiamo aggiungere? I figli di Roma, che già agli albori della leggenda muovevano sul Monte Sacro per manifestare il loro dissenso nei confronti dei sette Re, oggi si lamentano, provano vergogna, ma non sembrano pronti – loro in primis – ad un cambio di mentalità che li trasformi in guardiani della città, giudici severi dei loro rappresentanti politici.

 

L’umore dei romani non è “nero”: non c’è rabbia ma rassegnazione per quanto si sono abituati a subire, ben prima dell’arrivo della Sindaca Virginia Raggi. Questo aspetto è più preoccupante di ogni altra statistica o singola criticità.





foto https://pixabay.com/it/photos/roma-cavallo-tramonto-carro-621175/

 

Per contatti ed invio contributi: postmaster@ifatticapitali.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *