Il mostro ama il suo labirinto – Charles Simic




Quello che abbiamo di fronte quando apriamo “Il mostro ama il suo labirinto” di Charles Simic è un taccuino ordinato e dato alle stampe.

Il taccuino di un poeta, ma anche qualcosa di più: contiene i pensieri di un filosofo, di un sociologo, di un americano e di uno slavo, di un migrante, di un bilingue, di molti altri ruoli e identità, di un uomo.

Un uomo che si esprime a tutto tondo, come probabilmente a molti di noi capita nei nostri quaderni, nei pensieri che forse in questo periodo emergono ancor più forti, o ancor più deboli. Un uomo che sembra di poter conoscere in sole centocinquanta pagine, come se lo avessimo sempre conosciuto.



Allo stesso tempo “Il mostro ama il suo labirinto” è un inno alla soggettività, all’unicità con cui ciascuno di noi osserva il mondo attorno a sé, se ne impossessa, ci si specchia e lo recepisce in modo speciale. Ecco, un libro che si rivolge alla specialità di ciascuno di noi attraverso la specialità di un individuo, in questo caso un poeta che si abbarbica in un labirinto intricato, dove trovare la via d’uscita non è il vero scopo del cammino: ci si può fermare accanto a una siepe e contemplarne le foglie, ciascuna diversa dall’altra.

Il contenuto è vario: a tavola non ci sono un antipasto, un primo, un secondo con contorno e un dolce. C’è piuttosto un buffet vario, vino in quantità, da gustare in un ambiente allietato dalla musica. Riflessioni di un uomo nel mondo. E tanta, tanta poesia.




Ci sono poi miriadi di fotografie: attimi catturati dalla mente, ascoltati dalle orecchie e dagli occhi, e riportati sic et simpliciter sulla carta. Non c’è molto da dire sul ricco repertorio aforistico che Simic presenta; c’è solo da assaggiare, aforisma dopo aforisma, e concentrarsi ogni volta sulle sensazioni che il boccone, dolce o amaro che sia, ci trasmette, proprio perché, come Simic afferma, è impossibile per tutti, finanche per il poeta che ci prova più di chiunque altro, far coincidere la parola con la cosa.

Ecco allora le 7 frasi per un libro (qualcosa di più di semplici frasi), pescate qua e là:

1) “Da bambino ho viaggiato su un bel po’ di strade accidentate. Per forza mi si è allentata qualche rotella”.

2) “Soltanto la poesia può misurare la distanza tra noi stessi e l’Altro”.

3) “Era il primo giorno di primavera. Gli uccellini cinguettavano. A Romeo piaceva l’odore della propria merda, ma quando annusò le scoregge profumate di rosa di Giulietta, corse sul balcone urlando: “Aiuto, un po’ d’aria!”

4) “È un oltraggio! Questo preciso istante se ne è andato per sempre”.

5) “Chissà che cosa pensa lo schermo bianco mentre finisce il film?”

6) “Una miriade di idee folli soffiate addosso al mondo come se fossero bolle di sapone e noi fossimo bambini occupati a inseguirle”.

7) “Una nonna che veste di bianco la nipotina, in una città che sarà bombardata quello stesso giorno”.

SEGUI SU FACEBOOK E TWITTER @ifatticapitali






foto https://pixabay.com/it/photos/libro-penna-aperto-notebook-note-731199/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *