In caso di seconda ondata ci ricorderemo del MES
La preoccupazione attraversa il dibattito pubblico sul filo dei dati relativi ai contagi, portando con sé tante verità quante sono le parole spese in questi mesi sulla “seconda ondata”.
Se riavvolgiamo il nastro, gli errori compiuti dalla politica e dalla società nell’estate appena trascorsa sono un cammino parallelo che si ricongiunge alle porte dell’autunno.
A oggi, la diffusione del sars-cov2 sembra poter solo salire. L’arrivo della stagione fredda, l’inizio delle scuole per le quali si è intervenuti solo con degli inutili banchi a rotelle, la situazione internazionale: spazio per la fantasia “non ce n’è”.
Ciò detto, la gestione di un problema serio, tanto per complicare il quadro ha nuovamente trovato il linguaggio confuso dei battitori liberi all’interno della maggioranza.
L’ipotesi di un nuovo lockdown, evento storico e ancora poco assorbito per l’unicità e l’impatto economico-sociale che ne è derivato, balla sulle tremanti labbra di una politica che un giorno lo nega e quello dopo lo mette sul tavolo delle possibilità.
A metà settembre il Premier G. Conte esclude ogni ulteriore lockdown? A inizio ottobre il Ministro per gli Affari Regionali, F. Boccia, risponde con l’ipotesi di “lockdown mirati”: dove, vista la situazione critica di almeno 6 regioni, non è dato saperlo.
Alle rassicuranti parole del Vice Ministro della Salute (Sileri) che fino ieri negava la possibilità di una seconda ondata derubricando il problema alla semplice gestione “dei focolai”, la mappa dei contagi risponde con una decisa crescita su tutto il territorio, da Nord a Sud, dove le strutture ospedaliere sono rimaste le stesse per le quali ci si preoccupava in aprile.
E quì si inserisce il problema del MES, attraverso il quale l’Italia, pur in tempi molto stretti, avrebbe potuto accedere per mettere mano su un sistema di assistenza sanitaria arretrato e a corto di personale. Cosa potrà rispondere la politica davanti all’eventuale, ulteriore escalation dei ricoveri dovuti al sars-cov2?
Nel mentre Zingaretti e De Luca tornano a imporre l’obbligo di mascherina all’aperto, le piazze del sabato sera sono affollate come sempre; i ristoranti iniziano a servire i clienti all’interno dei locali, rigorosamente chiusi per il freddo; il mondo della musica e del teatro vive un oblio senza fine e il calcio si lamenta per la mancanza di pubblico e il calo degli introiti.
Che facciamo? Aspettiamo Godot.
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