In Umbria la sconfitta (anche) della ragione




Chi si loda si imbroda, è vero, ma se già il 19 settembre scrivemmo che, per vari motivi consultabili, la Lega avrebbe sfondato in Umbria, oggi è il momento di una riflessione più approfondita.

 

Il punto  di partenza di questa analisi è che  gli italiani non hanno più interesse per la ragione.

 

Il Paese si è innamorato di Salvini, così come fece con Berlusconi e Andreotti, lasciando ben poco spazio a quanto segue:

  • la Lega conta fra i suoi uomini di maggior spicco dei NO EURO, con tutto ciò che ne consegue;
  • il caso Russia Gate non ha smosso un voto: gli italiani perdonano i rubli perché rublerebbero;
  • la gestione dei flussi migratori è stata scandalosa, tanto per le modalità quanto per i risultati, nonostante i cartelli sventolati qui e lì vogliano significare il contrario;
  • il Governo Gialloverde ha aumentato la pressione fiscale, minato ulteriormente le casse dello Stato aggravandole del peso degli interessi, e ha fallito le sue riforme più pubblicizzate (quota 100 e RdC).

 

Nonostante ciò, se i sondaggi continuano a dare un 34% di preferenze alla Lega – e in Umbria il PD è stato doppiato – il vogliamo spiegare provare a spiegare il perché.

 




 

Con una economia in stagnazione e  la belle epoque ormai alle spalle; con un lavoro sempre più precario ed un  sistema sociale basato su welfare, anche familiare, e l’erosione del risparmio (14.400 miliardi fermi su i c/c), l’Italiano ha deciso di chiudersi nel giardino di casa e scegliere il mastino che sembra poter spaventare di più la schiera di aggressori alla porta, reali o immaginari, che siano.

 

Possiamo continuare  a cianciare per ore di un Renzi, e di come confermò la scandalosa Marini in Umbria nel 2014/2015; scrivere pagine e pagine sull’errore clamoroso di Zingaretti in un’alleanza con grillini in caduta libera e mai vincenti in Umbria; potremmo ricordare la mala gestio della regione in questi ultimi 10-15 anni:  eppure basta aprire la finestra, osservare il nostro vicino, ovunque sia, o guardare dentro le nostre contraddizioni per spiegare, perché la musica di sottofondo oggi è tristemente nota e lugubre: “Alle urne, alle urne, alle urne siam fascisti, terror dei comunisti!”

E passateci licenza poetica e contrapposizione di un mondo antico ormai sparito….

 

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