Alla scoperta di @VujaBoskov
All’anagrafe di twitter è il noto @VujaBoskov, account tributo – parodia del grande allenatore Vujadin Boskov, scomparso nel 2014.
Iscritto dal giugno 2013, conta oltre 103 mila followers (fra i quali Matteo Renzi) ed è presente su facebook, al link che segue https://www.facebook.com/VujaBoskov
Signore e signori, è senza ulteriori indugi che @ifatticapitali presentano l’#intervistacapitale al Mister più famoso del web: @VujaBoskov
L’aura che si è creata intorno all’account @VujaBoskov, porta ad essere educati perfino gli utenti di twitter, che in molti casi utilizzano la rispettosa forma del “lei”. Caro mister, ci permetterai di darti del Tu?
Ovviamente sì. L’educazione è importante, ma il “lei” e tutti gli epiteti formali che mi rivolgono fanno parte esclusivamente del personaggio.
E a questo gioco delle parti alcuni utenti partecipano rispondendo ai miei tweet in un italiano approssimativo “alla boskov”.
Spesso si creano siparietti divertenti, ed il divertimento è sempre stato alla base di questo profilo sin da quando è nato.
In una bella intervista rilasciata nel 2015 al Corriere Fiorentino, scopriamo che @VujaBoskov è un ingegnere pisano, appassionato aforista, rimasto nell’anonimato nonostante le numerose richieste di collaborazione. Quando parenti ed amici hanno scoperto chi si celava dietro l’account, cosa ti hanno detto?
Quell’intervista è stata davvero bella, e ringrazio ancora il giornalista che mi contattò all’epoca, ma gli devo rimproverare una grossa inesattezza: gli dissi che vivevo in provincia di Pisa, e lui mi battezzò “pisano”.
Ecco, non sono pisano, sono nato molto più a sud! E tra l’altro ingegnere non mi ci chiama praticamente nessuno.
Per il resto, sì, è capitato che qualcuno venisse a sapere indirettamente della mia “identità”: fa un certo effetto, specie quando i tweet passano in TV o sui giornali. I social, e in particolar modo Twitter, sono ancora una realtà di nicchia, e per certi versi la trovo una cosa positiva.
In un recente post hai ripercorso tutta la strada social percorsa in questi anni. A distanza di 100mila followers, la responsabilità per ciò che posti quanto incide nella formulazione di un tweet?
Quel post è frutto di un momento negativo, molte volte sono stato sul punto di “mollare”, e la soglia psicologica dei centomila follower è stata davvero critica.
Ho fatto il punto di un’esperienza lunga più di sei anni, e mi sono convinto che condividerlo con i miei follower fosse la scelta migliore. Non parlerei di “responsabilità”, alla fine si possono scrivere cose stupide anche con milioni di follower (e ci sono vari esempi in giro). Piuttosto parlerei di attenzione.
Se mi leggono migliaia di persone, io devo preventivare che avrò di fronte decine di punti di vista diversi, e centinaia di commenti, positivi e negativi. E tutti meritano considerazione e attenzione.
Elias Canetti scriveva “Il successo ascolta solo l’applauso. E’ sordo a tutto il resto.” @VujadIn Boskov come assorbe le critiche sui social? Hai mai voglia di rispondere agli haters?
Le critiche ci sono ed è giusto che ci siano. Poi, con oltre centomila follower, aumentano gli elogi, ma immancabilmente anche le critiche.
Il mio personaggio, anche per rispetto della persona da cui prende spunto, ha sempre seguito la linea del dialogo e dell’approfondimento, senza mai alzare i toni o cercare lo scontro. E spesso vedo che questo viene apprezzato anche da chi ha opinioni diverse.
Questo succede per i post squisitamente calcistici, ma anche e soprattutto per quelli legati alla politica. Specialmente in quest’ambito, e in particolar modo negli ultimi anni, purtroppo, alla critica costruttiva e alla ricerca del dialogo, si è affiancato un numero sempre crescente di messaggi privi di qualsiasi spunto di riflessione, ma solo carichi di odio e di intolleranza.
A questi messaggi @Vujaboskov ovviamente cerca di non rispondere, o di smorzare con l’ironia il tono acceso della discussione. Qualche volta funziona, qualche volta no. Ma è una battaglia che non riguarda solo twitter, oggi è una battaglia di civiltà che si combatte in ogni ambito della comunicazione.
Nella realtà quotidiana sei saggiamente pacato?
Normalmente sì, anche se nella vita reale spesso non si può riguardare il “tweet” prima di premere sul tasto “invia”
“L’approvazione degli altri è uno stimolante dal quale talvolta è bene diffidare” P. Cézanne. Ci si può ammalare di social?
Guardando questo mondo dall’interno, mi sento di risponderti di sì.
E consiglio a chi ne fa uso, specialmente ai più giovani, di non perdere mai il contatto con la realtà.
“Ogni popolo ha il governo che si merita” K. Marx.
Aveva ragione il vecchio Karl, oppure oggi il popolo è manipolabile, tramite social e tv, tanto da essere educato (o mal educato) verso i suoi desideri di rappresentanza?
L’argomento è complesso. Potrei dirti che in passato, a fronte di un’istruzione media più bassa nel paese, c’era un livello di dibattito politico estremamente più elevato.
Le ideologie erano prevalenti rispetto all’interesse personale o di categoria e c’era un’analisi dei problemi che prescindeva dal mero slogan. Ribaltare il problema sul “popolo” o sulla sua manipolabilità è un’analisi parziale.
Dal mio punto di vista sono venuti a mancare dei riferimenti, delle figure a cui il cittadino si affidava, in cui vedeva autorevolezza. Quindi oggi il riferimento è diventato molto più fluido, le informazioni vengono reperite da fonti non sempre affidabili.
In tutto questo mi sento di incolpare quelli che in malafede approfittano di questa “confusione” per disinformare volontariamente le persone. Centinaia di siti, pagine facebook, profili social hanno come obiettivo quello di crearsi un seguito senza badare ai messaggi che veicolano. Questo possiamo effettivamente considerarlo “cattiva educazione” per il cittadino e per le scelte che dovrà fare riguardo la rappresentanza.
Oltre che per la pungente satira fra calcio e politica, sono alla base della tua notorietà anche la pacatezza ed il rispetto che caratterizzano ogni tweet. Quando leggi su i social le minacce, gli insulti gratuiti, l’augurio di terribili malattie, recentemente rivolte anche a personaggi pubblici, che cosa pensi?
Penso che i social esprimano il sentimento, a volte spontaneo, a volte no, delle persone comuni. Fino a qualche anno fa, bastava andare in un bar per sentire frasi del genere. Rispetto al passato è cambiata la platea, e spero tanto che qualcuno abbia il coraggio di spiegare alla gente le conseguenze (anche penali) di determinati comportamenti.
In più sono cambiati gli esempi: in passato una tribuna politica era un esempio di dialogo tra diverse voci, di civiltà e confronto, oggi siamo fortunati se nei dibattiti politici in tv non si arriva alle mani.
Nel mio piccolo, il profilo di @VujaBoskov fa del dialogo e del rispetto le sue bandiere e cerca di combattere, con ironia e pazienza, i messaggi di odio sui social.
Nel panorama calcistico attuale esiste un allenatore che può diventare un’icona come Vujadin Boskov?
No, però penso che potrebbe succedere il contrario.
Se Boskov sbarcasse nel mondo del calcio di oggi, con tutti i mezzi di comunicazione che ci sono, diventerebbe una star mondiale. Altro che centomila follower!
Diamo un grande dolore a molti ed una soddisfazione ad altri: sei un tifoso interista. Soddisfatto di Antonio Conte e dall’inizio di campionato?
Diciamo che negli ultimi anni mi hanno attribuito simpatie per varie squadre, qualcuno addirittura mi ha scambiato per juventino! Penso che Conte sia uno dei migliori motivatori in circolazione, molti giocatori in poche settimane sembrano rinati.
Concludiamo con un altro aforisma, stavolta di O. Wilde : “Se dici qualcosa che non offende nessuno, non hai detto niente.”
Sembra che Tu abbia ribaltato tale teoria. Come scrivono i più giovani: “Boskov >>> Oscar Wilde?”
Direi che parliamo di due ambiti molto diversi, Wilde era un personaggio sopra le righe ed il suo aforisma è un chiaro esempio di provocazione.
La vera difficolta è sfondare con frasi semplici e apparentemente banali, magari in una lingua un po’ stentata, con lo sguardo sornione e l’espressione di uno che sembra passare di lì per caso. Ecco, da questo punto di vista direi che Boskov (quello vero) ha stracciato Oscar Wilde, ma sono altri tempi e probabilmente non è nemmeno lo stesso campo da gioco.
Grazie per la bella #intervistacapitale….Mister! Trovate le altre su twitter e facebook alla nostra pagina: @ifatticapitali
Bella intervista complimenti