La crisi delle librerie e l’arretratezza delle imprese italiane

 




 

“Uno deve pur sposarsi, non si può dare la colpa delle proprie sventure solo al Governo”.

 

Forse è prendendo spunto da questo aforisma che le più svariate realtà economiche italiane hanno deciso di trovare nel covid19 il nuovo (e unico) colpevole per il declino delle loro attività. 

Ogni giorno un nuovo settore lamenta le perdite dovute alla pandemia e connesse alla naturale contrazione dei consumi, causata dall’incertezza che incombe sul futuro lavorativo di milioni di italiani.

 

L’ultimo studio dell’Osservatorio Ali Confcommercio sulle librerie, però, lascia trapelare una verità che mette in imbarazzo le italiche imprese, in quanto rappresenta, nei numeri, uno dei principali motivi del declino economico di questo decennio: il timore verso l’innovazione, la paura dell’e-commerce.

 



 

Nello studio presentato da Ali, si registra la preoccupazione di oltre 3.000 librerie per una perdita del fatturato pari al 90% , con le attuali difficoltà di pagare personale e bollette anche dopo la ripresa delle attività.

 

A tradire l’immagine del virus come unico killer economico, ci pensa quella che viene definita come una “nota positiva”, ovvero il fatto che ” il 27% degli esercizi abbia iniziato a utilizzare o ha intensificato l’utilizzo del commercio elettronico e l’86,1% di queste ritenga tale soluzione come la migliorare per affiancare l’attività fisica del proprio business”.

 

In sostanza, con un ritardo di circa un decennio, un comparto di nicchia e in estinzione a causa dei grandi gruppi, come quello delle librerie, scopre il futuro del commercio e i suoi vantaggi.

Chissà che in un giorno, forse non troppo lontano, scopriremo che il virus ha messo a nudo le debolezze di un sistema rimasto all’analogico: nel frattempo, è  tutta colpa del coronavirus. Ovviamente.

 



foto https://pixabay.com/it/photos/libri-biblioteca-educazione-768426/

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