La dittatura soffice del Governo Draghi
Salutata con i migliori auspici, l’ascesa del Governo Draghi si sta rivelando un cappio intorno al collo della pluralità.
Un click in grado di slegare da ogni responsabilità di rappresentanza i partiti che lo sostengono.
Quanti se ne rendono conto soltanto oggi, arrivano con sommo ritardo. La frittata è fatta.
E non si accettano lamentele nel migliore dei mondi possibili.
Quando un partito come la Lega, o peggio ancora Italia Viva, realtà all’1.2% del gradimento elettorale, iniziano a fare il bello e il cattivo tempo senza andare incontro ad alcuna, imminente conseguenza politica, i dubbi sul senso di un esecutivo nato ufficialmente per l’emergenza democratica -e divenuto simbolo della stessa- trovano pace e soluzione.
D’altronde in politica non c’è alcuna necessità di scontro se la torta è sufficiente per sfamare tutte le bocche intorno al tavolo.
Il PNRR, in questo senso, è il sogno erotico di ogni pasticcere istituzionale.
Capace di imporsi quando vuole (PNRR, nomine dei Ministri di punta e della Rai) e abilissimo nel fare un democristiano passo indietro su alcuni temi scottanti (es. DDl Zan e blocco dei licenziamenti), l’infallibile Draghi non rappresenta gli italiani ma la garanzia di stabilità per i partiti. Un sistema che si traduce nella dittatura soffice attraverso:
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la sospensione di ogni dovere dei partiti nei riguardi dell’elettorato di riferimento (v. Lega con i novax)
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le vittorie della Confindustria;
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l’alta e vecchia burocrazia, uscita dalla zona grigia del potere e nominata nei posti di comando;
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le lobby dell’intelligentia nostrana, accasate senza alcun merito elettivo in ruoli più o meno istituzionali.
Risultati personalissimi e poltrone per tutti: soluzioni ancora per pochi.
Al malsano processo di trasformazione del Paese, inteso come attacco ai diritti nel segno del compromesso al ribasso, non si oppone nessuna voce parlamentare degna di nota.
Coperta dall’entusiasmo della stampa, dalla sbandierata “crescita in arrivo” alla “forte ripresa economica”, la realtà dei numeri fatica ad emergere.
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+700.000 disoccupati da marzo 2020, con un aumento ancora non calcolato a partire dal 30 giugno 2021.
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5.9 milioni di persone nella soglia di povertà assoluta, di cui il 12% con una regolare occupazione
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– 40.000 nascite per una nazione che invecchia;
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+ 41% badanti attive – totale di oltre 400.000 – per un Paese che muore.
È la “locura” della famosa serie TV Boris: nei salotti festa, nei webinar complimenti reciproci per i progressi tecnologici, fuori il caos e la disperazione di milioni di famiglie.
In questo circo non mancano le spinte di una stampa servile, ormai dedita al lecchinaggio più che all’approfondimento. D’altronde quando c’è spazio solo per i grandi editori, per lo immobiliaristi spregiudicati e Cavalieri del Lavoro occupati a difendere i propri interessi nell’alta finanza, la libertà di espressione diventa una chimera.
Di contro la vittoria della Nazionale si fa strumento per infiocchettare la dittatura soffice: Patronati e Caf oberati di lavoro dopo lo sblocco dei licenziamenti,ma il calcio farà volare il PIL, come scrive Il Sole 24 Ore, giornale della Confindustria.
Perchè il clima che permea una società lo si può costruire a tavolino. Il Min. Cul. Pop. insegna: i fascisti più puri non erano certo nell’alta borghesia capace di leggere fra le righe della realtà grazie all’istruzione, ma nel sottoproletariato contadino imbestiato dalla vita.
La vittoria agli Europei vale +0,7% del Pil e +10% dell’export https://t.co/NOno9UoSBi pic.twitter.com/Ij77bIWOch
— IlSole24ORE (@sole24ore) July 12, 2021
Tra un’esultanza sportiva e l’altra siamo così di fronte a una crisi politica ed economica senza precedenti: le disuguaglianze aumentano, i diritti vengono picconati, il welfare è insufficiente e iniquo.
In un dramma sociale senza precedenti e con la pandemia ancora in corso, la politica neo liberista che è pronta a devastare ciò che resta del senso comune di appartenenza a una nazione, inteso come senso di solidarietà ed equità, vorrebbe anche abolire il reddito di cittadinanza.
E i desiderata di Renzi & co. sul RdC, potrebbero presto tradursi con lo stesso meccanismo utilizzato per il blocco licenziamenti: prima si toglie poi, forse, si darà. Alla faccia del santissimo Mario Draghi e dei suoi pseudo aforismi alla Karl Kraus.
La locura, in cui tutto avviene sullo sfondo di una festa per pochi, nella quale ci si loda ed imbroda a piacimento.
Meglio essere sinceri: siamo alla dittatura multipla di più interessi particolari, capaci di cogliere risultati insperati sulla scia di una pandemia che non sembra volerci mollare.
La politica non è più contemplabile nel gioco di un Paese dove si è incapaci di formare, da oltre un decennio, un Governo definito attraverso le urne elettorali.
Una volta Cristo si è fermato a Eboli. Oggi chissà dove si trova.