La Grande Bellezza (2013)
È difficile speculare sulla trama de “La Grande Bellezza”, film vincitore del premio Oscar nel 2013, per il semplice fatto che la storia dei personaggi, nel senso delle vicissitudini che li colpiscono, lascia magistralmente il passo alla storia dell’analisi di se stessi.
In altre parole, “La Grande Bellezza” rappresenta il viaggio di una mente, quella di Jep Gambardella, alle prese con la realtà così frustrante e disperata dell’essere umano e del mondo, dove ciascuno si sente in imbarazzo per il fatto stesso di partecipare alla vita.
Si tratta però di un viaggio tutto particolare, che sebbene molti registi abbiano provato col tempo a proiettare sullo schermo, solo Sorrentino riesce nell’impresa di renderlo unico. Unico, si intende, per la maniera in cui si dispiega.
“La Grande Bellezza” potrebbe infatti essere spiegata secondo quella che Freud ha definito ‘condensazione’, un meccanismo di difesa utilizzato prevalentemente nella dimensione onirica che fa confluire diversi significati inconsci all’interno di un’unica immagine talvolta incomprensibile o di difficile lettura. Solo una accurata analisi di quell’immagine, per mezzo delle libere associazioni, potrà mostrare il significato più profondo portato dal soggetto e attribuito ad essa.
Nel film troviamo tantissimi esempi di ciò, che si fanno più chiari con il procedere delle visioni del film.
Tra i tanti, in questa breve disamina, se ne potrebbero fare due: la scena del giocatore/giocoliere di calcio, che rappresenta il primo rapporto sessuale di Ramona, è eloquente in merito ai tanti significati che si sedimentano all’interno di un’immagine. Può benissimo essere la raffigurazione di un sogno, magari ricorrente: un ragazzo che prende un pallone e comincia a domarlo, con la musica di novantesimo minuto in sottofondo. Cosa rappresenta? Ramona sembra associare l’immagine a un primo rapporto sessuale finito male, dai contorni squallidi, senza sentimento.
Possiamo cogliere dalle sue parole il senso di distacco che deve aver sentito, di un sesso senza amore rapido, vuoto. Subito dopo, tuttavia, è capace di fare un’associazione sulla profonda commozione che l’ha colta nel momento in cui l’insolito partner comincia a prendere il pallone e ad ammaestrarlo come una foca. Basta un’immagine, dunque, per rappresentare diversi significati, spesso così distanti tra loro.
Seguendo questa strada, possiamo notare che la scena del funerale di Andrea, il ragazzo psicotico che mette così duramente alla prova Jep, si fonde con le scene precedenti e successive che come in un sogno ci conducono al suo vero significato: il funerale non è solo il saluto ad Andrea, ma anche a Ramona, che viene iniziata proprio da Jep alle regole della partecipazione alla cerimonia, come in un immaginario accompagnamento verso la bara.
Il protagonista afferma che piangere al funerale è proibito, poiché si toglierebbe la scena a chi ne ha veramente diritto agli occhi degli altri. Eppure prende in spalla la bara, e scoppia in lacrime. Un gesto che potrebbe essere frainteso ad una superficiale visione come simbolo dell’ipocrisia della società borghese, si trasforma invece, attraverso le lenti del lavoro della psicoanalisi sull’onirico, in una scena il cui significato più vero e più profondo è il dolore per la perdita dell’amica Ramona, la figlia probabilmente così desiderata che Jep è stato incapace di donare e di donarsi.
Di questi esempi la Grande Bellezza è piena, immagini apparentemente sciolte che sono invece il libero fluttuare di una mente alla ricerca di un senso, nel terribile dolore che circonda una società vuota che ritrova il suo significato nella vacuità dell’essere mondano.
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