La plasmaterapia e l’inutile confronto con i vaccini.




dì Silvia D’Amico,

Biologa, PhD in Biologia Cellulare e Molecolare

(Twitter Mumon89)

 

Qualche giorno fa, abbiamo parlato di plasmaterapia (https://www.ifatticapitali.it/la-febbre-del-plasma/) e di come, nel corso dell’emergenza COVID-19, essa si sia rivelata un trattamento salvavita per diversi pazienti.

Oltre al grande entusiasmo popolare sull’argomento, che abbiamo visto essere solo in parte supportato da evidenze reali, la plasmaterapia è oggi al centro del confronto con un’altra tipologia di trattamento: il vaccino.

Da una parte, una terapia salvavita che sta dando, e speriamo continui a dare, risultati interessanti, dall’altro i vaccini, l’unico mezzo che potrebbe garantirci una protezione dall’infezione.

 

Sebbene sia facile schierarsi sull’onda del proprio sentire personale, e il tema abbia risonanza nel dibattito pubblico, la contrapposizione tra l’infusione di plasma e la vaccinazione è in realtà inesistente.
A conti fatti, è scorretto mettere a confronto l’efficacia di due approcci nati con finalità completamente differenti: per uno la cura, per l’altro la prevenzione.

Se, infatti, la plasmaterapia viene impiegata ad infezione in corso, allo scopo di sconfiggere il virus nel paziente ammalato, la vaccinazione ha il fine di prevenire l’infezione e, pertanto, di impedire che ci si trovi in condizione di dover far uso della plasmaterapia o di qual si voglia trattamento.

 

Non dimentichiamo, poi, che la plasmaterapia rimane una pratica che necessita di ospedalizzazione e che se, per assurdo, fosse possibile applicarla sul numero esorbitante di contagi a cui questa epidemia ci ha abituato, il Sistema Sanitario Nazionale sarebbe comunque sotto forte stress.

 

Perché, allora, si continua a voler contrapporre due potenziali alleati?

 



 

La ragione portante del dibattito sulle due metodiche rimane legata essenzialmente a due fattori: uno di tipo economico ed un secondo, più sensato, legato alla sicurezza.

Nel primo caso, ci si rifà al costo elevato della produzione di un vaccino e all’intenzione dell’eventuale azienda produttrice di brevettarne la composizione per trarne guadagno.

Nel secondo, invece, la preoccupazione riguarda la rapidità con cui diversi vaccini contro il SARS-CoV2 stanno entrando in sperimentazione clinica, cosa che solleva legittimi dubbi sulla effettiva sicurezza di questi preparati, ma non della vaccinazione in sé.

Se quel che ci auspichiamo è il ritorno ad una vita normale, un vaccino sicuro è l’unica alternativa alla scomparsa del tutto spontanea del virus. Considerate le spese vive intraprese da un’azienda nella fase di sviluppo e sperimentazione di un farmaco, sarebbe folle pensare che i produttori non debbano rientrare del proprio investimento. Se c’è una battaglia giusta da fare, forse, è quella sul prezzo, tanto del vaccino quanto per l’acquisto delle licenze, e sull’approvvigionamento delle scorte di farmaci.

Questo perché, se è vero che un’azienda ha il diritto di recuperare quanto investito, discorso ben diverso è lucrare su qualcosa di così rilevante per la salute pubblica.

 



 

Sul fronte sicurezza dei vaccini attualmente in sperimentazione, c’è qualcosa che è importante precisare. Gli attuali vaccini-prototipo contro SARS-CoV2 non sono stati creati da zero durante questa emergenza. Al contrario, sono stati formulati sfruttando conoscenze pregresse relative ad altri vaccini ed altri virus della stessa famiglia e non, tecnologie che già in precedenza avevano superato diversi test di sicurezza. Ciò ha consentito di abbreviare di molto i tempi della sperimentazione preclinica.

 

Allo stato attuale, è difficile pensare che, nello scenario più ottimistico, sia possibile avere un vaccino pronto prima dell’inizio del 2021, con dati sufficienti a far pensare all’avvio di una campagna vaccinale.

 

Se questo non rende assolutamente il vaccino un’idea da abbandonare, e al contrario rende più urgente trovare il modo migliore per produrlo, continuare a fare prevenzione rimane l’unica via sicura e largamente applicabile per evitare nuove pesanti ondate di contagi.

Quelli discussi sono certamente punti critici. Tuttavia, entrambi non rendono automaticamente pensabile la plasmaterapia come un’alternativa “economica”, per quanto “non brevettabile”, ad un vaccino sicuro ed efficace.

 



 

Il mondo scientifico è in grande fermento e ci regala nuove notizie ogni giorno, da ben 90 vaccini in fase di sviluppo a studi clinici che mettono alla prova i farmaci più disparati, con lo scopo di contrastare tanto i sintomi quanto l’infezione.

 

Purtroppo, è quasi impossibile pensare che, in tempi così brevi, si sviluppi una cura in grado di cancellare con un colpo di spugna una pandemia. Ciò nonostante, nei laboratori di ricerca di tutto il mondo si sta lavorando su fronti differenti per arrivare il più vicino possibile a questo risultato. La scienza ha bisogno di tempo e denaro, ma soprattutto della nostra fiducia. Farci trasportare da facili entusiasmi è una forte tentazione, ma se avremo pazienza, otterremo quel che ci occorre e supereremo questa pandemia come già è stato con molte altre.

 






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