La politica italiana in vacanza, il mondo no
Mentre Mario Draghi si rilassa nella sua amata Umbria – non per il Foglio e La Repubblica che ci regalano quotidiane agiografie – i cittadini più interessati “al dopo sole” osservano stupiti l’avvicendarsi degli eventi nazionali e internazionali di questi ultimi giorni ai quali non sono seguite – ancora una volta- quelle che sarebbero le doverose parole di un Premier alla guida di un Governo senza opposizione, impegnato nella difficile navigazione fra crisi economica, pandemia e scandali interni.
IL CASO DURIGON
In un Paese che ha passato più di due decenni sotto il giogo fascista e ha visto morire i suoi sfortunati eroi per ulteriori, oscure e mai chiarite dinamiche della storia, la proposta del Senatore Durigon di intitolare un parco nella littoria Latina al fratello di Mussolini, eliminando la titolarità attuale di Falcone e Borsellino, dovrebbe essere notizia di un solo giorno.
Richiesta di dimissioni, accoglimento delle stesse. Condanna del fascismo. Capitolo chiuso.
E invece no.
Draghi tace. Calenda chiede che se ne occupi la stampa perché “la sfiducia al Senatore creerebbe problemi alla stabilità del Governo”. Renzi si spinge sempre più a destra sorvolando la faccenda. Letta si occupa di tutto tranne che di lavoro e difesa dei valori della sinistra tradizionale: un vero leader moderno.
E Durigon? Resta al suo posto perchè adesso è l’ora dell’aperitivo.
GINO STRADA
Gino Strada è morto. E giù cappelli e coccodrilli.
Gino Strada non può più parlare altrimenti giù a fare in culo indirizzati a quella maggioranza che lo piange oggi e lo ha osteggiato fino a ieri.
In un Paese smemorato, ipocrita, fondamentalmente massonico e abilissimo nel confondere un popolo ignorante, il saluto al medico e all’uomo fondatore di Emergency è stato esemplare per quanti vogliano misurare la caratura delle dirigenze nostrane e della politica tutta.
Quella politica che, anche a sinistra, ha da poco votato il rifinanziamento della partnership -chiamiamola così, tanto tutto è mercato- con la Libia ma non si vergogna di piangere “l’uomo che salvava gli ultimi, i disperati, i rifugiati”: le vittime delle guerre che loro stessi hanno appoggiato e sbandierato.
Tanto per restare sul pezzo e nel vortice delle notizie settimanali, il medesimo atteggiamento letto in queste ore per la disfatta Nato in Afghanistan.
Oggi tutti stupiti, ieri nessuno contrario al ritiro militare imposto dagli Stati Uniti che pure avevano dato il via alla guerra.
GREEN PASS
Un pasticcio normativo come quello del green pass non si vedeva dai tempi delle restrizioni connesse al lockdown.
Un’era fa per i tempi di oggi, circa 12 mesi.
In quel caso i scribacchini delle “grandi testate” onoravano la loro provenienza scagliandosi contro gli spigoli di casa per il barocco delle regole imposte, riprendendo l’approssimazione di un Governo coinvolto in un evento unico e di certo improvviso.
Oggi no. Oggi le stesse penne delle “grandi testate” hanno la testa altrove. Chiacchierano di calcio, ricorrono al gergo populista del “si stava peggio prima”.
E al lavoro dei pochi abili giuristi in grado di stare dietro alle contorsioni del Governo Draghi e dei suoi esuberanti Ministri Lamorgese, risponde l’indifferenza della realtà: una movida che prosegue e i soliti regolamenti buoni solo per la Gazzetta Ufficiale, incomprensibili per operatori economici e cittadini, inutili per contrastare la risalita dei contagi.
La barca non va, il Capitano dorme il sonno dei giusti e nessuno si permetta svegliarlo.
Si poteva fare meglio ma la contingenza dei tanti problemi, solo in questo caso, frena l’incontinenza delle penne colpite dal sacro fuoco del giornalismo. Chissà perché.
#MOBILITIAMOCI
Che abbiamo una intelligentia pavida, improvvisata e solo formalmente interessata a cambiare le cose lo capisci dalla manifestazione “si vax” detta #mobilitiamoci, indetta dal candidato Sindaco di Roma, Carlo Calenda e appoggiata almeno formalmente da realtà come Base Italia, il Prof. Cottarelli e i soliti volti noti che parlano di massimi sistemi pur conoscendo bene la direzione dell’acqua.
Nella corsa a Sindaco di Roma l’unica parola chiara è stata detta da Calenda.
Di questo bisogna dargliene atto, soprattutto di fronte alla clamorosa, grottesca comunicazione dei suoi avversari.
Ciò detto, lo stesso Calenda che non vorrebbe sfiduciare Durigon perché va bene il coraggio delle idee però poi il Governo va in crisi, organizza una manifestazione senza un senso preciso, con la quale risulta palese l’unico intento di mettere i suoi avversari in difficoltà su un tema che, fra l’altro, lambisce appena l’amministrazione di una città.
Perché il #mobilitiamoci, annunciato nella mattina di Ferragosto non sarà un movimento di persone che chiedono l’obbligo vaccinale, cosa che per decreto sarebbe possibile, ma una sfilata di migliori che vogliono convincere con la loro passeggiata il venti per cento di italiani restii a vaccinarsi.
Gente convinta di mostrare la laurea e sbaragliare così ìtutte le guardie e i dubbi di una fetta della società profondamente segnata dal più grande virus del nostro tempo: la disinformazione della cattiva stampa.
La stessa cattiva stampa che a ben vedere, e ripercorrendo i fatti di questi ultimi dieci giorni, fa capolino in ogni evento: non chiedendo, non vedendo, non parlando.
Come la famosa scimmia.
Ma anche peggio.
P.s. A tal proposito: dove sono finite le decine di servizi sulle vacanze dei politici che lungamente hanno riempito le paginate estive dei quotidiani italiani?