La Rai dello Sport rotola verso il grottesco




La due giorni di Coppa Italia trasmessa dalla Rai regala, come sempre, perle di giornalismo al limite del grottesco. 

Anche questa settimana, Rai Sport ha dato la sensazione di essere un dipartimento autarchico che lavora nello stato di anarchia più totale, in un sistema che sorprende tanto per la sua longevità quanto per la caparbietà dei protagonisti nel disconoscere il nuovo modo di raccontare calcio e sport, introdotto dalle tv private oltre venti anni fa.

 

Tra Milan-Torino e Juventus-Genoa, le gaffes delle conduzioni ho notato che abbiano fatto storcere più di qualche naso al pubblico da casa, virtualmente traslato su i social per manifestare la propria insoddisfazione.

 

Al di là dei continui errori tecnici, inquadrature sbagliate e fuori onda misteriosi (ricordo ancora l’irrisolto caso Benatia), le conduzioni dallo studio e dal campo risultano sempre più imbarazzanti per lo scarso sentimento di empatia con il pubblico televisivo, in trasmissioni portate avanti nel brusio delle risate scaturite da teatrini interni non comprensibili, intervallati da collegamenti fantascientifici e problemi tecnici misteriosi.

Solo ieri, senza attingere ad un archivio che sommergerebbe Rai Sport, viene chiesto a Pirlo di commentare un rigore sul centravanti Morata: c’è solo un problema, non sono presenti schermi Rai in quel di Torino e la domanda passa quindi in cavalleria nell’imbarazzo dell’allenatore bianconero.

Episodio simile era successo appena poche ore prima con il portiere del Milan Tatarusanu, in un “equivoco” che il conduttore Marco Lollobrigida ha provato a chiarire con questo tweet:

 

 



 

Poche settimane fa, dopo il caso Juve-Napoli, delle ASL all’arrembaggio e dell’addio a Maradona, il Vice Direttore partenopeo di Rai Sport, Enrico Varriale, si era permesso di far intervenire a 90° Minuto il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, scatenando la reazione del pubblico e quella delle opposizioni politiche, tanto per il no-sense dell’intervento televisivo di un Ministro incompetente in materia sportiva, quanto per l’occupazione del mezzo pubblico.

Il bello della faccenda è che nonostante le costanti polemiche attorno a Rai Sport, alla sua programmazione e al modo in cui vengono trasmessi eventi sportivi in esclusiva, nulla è cambiato.

 

D’altronde, quando per decenni i volti e le voci sono le stesse, il ricambio generazionale e la freschezza vengono meno, così come è naturale la reazione di molti spettatori, me compreso, che a loro volta  oggi chiedono una sottrazione sacrosanta: quella del canone.

 

Claudio Torregiani



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