La settima arte, primo amore. Intervista capitale a @CinematografoSK




La pagina twitter @cinematografoSK è una di quelle perle nascoste nel mare inquinatissimo dei social, voce preziosa che rischia di perdersi in mezzo al coro di schiamazzi nel quale la qualità, troppo spesso, viene soffocata.

Per questo motivo, osservata la tenacia, la passione e la competenza nell’occuparsi di cinema, abbiamo chiesto a Mattia, curatore della pagina, di rispondere a qualche domanda per la nostra #intervistacapitale.

Registrato nel settembre 2014, ma attivo solo dal febbraio 2019, @CinematografoSK è un account twitter a cui se ne associa anche uno Instagram (https://www.instagram.com/_stanley_k/ ).

 

 

Caro Mattia, partiamo dal nome del tuo profilo “Stanley K.”, un chiaro tributo. Perchè Kubrick è un gradino sopra gli altri registi?

Di base una tecnica che rasenta la perfezione in (quasi) ogni suo film e una semantica che non risulta mai banale.

Ritengo tuttavia che il quid pluris risieda nella sua poliedricità. È difficile trovare qualcuno che dopo aver visto tutti i film di Kubrick non riesca a trovarne almeno uno in cui identificarsi.

È stato uno dei pochissimi in grado di spaziare tra tutti i generi cinematografici, dal dramma alla commedia, dal thriller all’horror, dal genere storico a quello sentimentale, fino a toccare l’apice con la fantascienza. Stanley Kubrick è stato un uomo “dal multiforme ingegno” (= polùtropos ), incarnando l’unione dell’Ulisse omerico con quello dantesco, quest’ultimo molto vicino al Superuomo nietzschano, che lo stesso Kubrick si è divertito ad esplorare nel corso della sua filmografia (non a caso ha diretto un’Odissea!).

Potrei andare avanti per ore, ma credo sia il caso di fermarsi qui (ride, ndr).

 

Quando nasce la tua passione per la pellicola?

Nel 2011. Avevo 17 anni, ero in un collegio della Marina Militare dove si tenevano cineforum settimanali.

Il mio comandante e un mio compagno di corso dicevano di amare un film intitolato “2001: Odissea nello Spazio”. Andai a vederlo piuttosto scettico. Rimasi estasiato. Sembrerà assurdo, ma dopo dieci anni trascorsi a frequentare distrattamente sale cinematografiche, feci il mio primo incontro con il Cinema in un’auletta di chimica, l’unica del collegio dotata di un proiettore.

 

Quanti film vedi ogni anno?

La risposta ufficiale è: dipende dall’anno. Molto varia in base agli impegni di studio, ma sono rari i casi in cui trascorrano due giorni consecutivi senza che io veda almeno un film.

Ad ogni modo, dal momento che su Twitter e Instagram tengo un diario personale dei film che guardo, posso dire con certezza che dal 7 febbraio 2019 al 7 febbraio 2020 ho visionato ben 278 lungometraggi. Una media di 0.8 film al giorno.

Effettivamente sono parecchi, me ne sto rendendo conto solo ora!!



Il cinema è ancora l’unico luogo dove la settima arte può esprimere tutto il suo potenziale, oppure lo streaming, gli impianti audio professionali, le tv a 70 pollici e il privato delle nostre case soppianteranno definitivamente le sale?

Che lo streaming e le piattaforme di distribuzione come Netflix abbiano dato un duro colpo alle sale è un dato di fatto.  Se questo però è l’inizio della fine per i cinematografi è difficile a dirsi.

Io vado al cinema almeno una volta a settimana e posso affermare con contezza che è raro trovare sale semi-deserte.

Andare al cinema resta un’esperienza collettiva, che coinvolge ancora tante persone, anche tra le più giovani. Se devo sbilanciarmi, dico che quando la mia generazione (25 anni ndr) non ci sarà più, le sale cinematografiche ci saranno ancora.



Hai mai pensato di scrivere una sceneggiatura o avvicinarti a questo mondo per farne un lavoro?

Assolutamente no.

Ho un’idea troppo alta del cinema per pensare di avere le capacità necessarie per poterci lavorare. Tutt’al più da esterno, magari come critico, ma anche in questo caso avrei ancora tanto da studiare.

 

Il cinema italiano, nonché la fiction, sembrano un passo indietro rispetto alla capacità narrative e registiche espresse da altri Paesi.  E’ solo un’impressione o viviamo una crisi concretamente riscontrabile nella maggior parte delle produzioni nostrane?

Non è un’impressione purtroppo, tendenzialmente è vero.

Ma questo temo sia imputabile soprattutto alle case di produzione e di distribuzione italiane, impegnate troppo spesso a finanziare e a pubblicizzare film di infimo livello per ragioni a me ignote, trascurando troppo spesso piccoli gioielli. Il talento in Italia comunque c’è e lo dimostrano film anche recentissimi, come Il Primo Re di Matteo Rovere, Lazzaro felice della Rohrwacher, Dogman di Garrone, Suspiria e Chiamami col tuo nome, entrambi di Guadagnino, Il Traditore di Bellocchio, ma anche film di registi esordienti, come Ride di Jacopo Rondinelli o The Nest di Roberto De Feo, quest’ultimo soprattutto molto promettente. Inoltre, l’ultima edizione dei David di Donatello è stata di altissimo livello, con poco da invidiare agli Oscar dello scorso anno (quest’anno invece il livello in America si è alzato parecchio).

Un commento agli Oscar appena assegnati: chi esce dalla serata come vincitore e chi con rammarico?

Chi mi segue sa quanto ho amato Parasite e quanto sono rimasto perplesso dai film di Tarantino e Scorsese.

Ero certo che la pellicola coreana si sarebbe aggiudicata l’Oscar per il miglior film straniero, ma non mi sarei mai aspettato che vincesse anche quello di miglior film, per la prima volta attribuito a una pellicola non americana. Un successo a mio avviso meritatissimo.

Da Joker e 1917 forse ci si aspettava un maggior numero di statuette viste le molteplici candidature, ma ritengo abbiano ottenuto quanto realmente meritassero.

Il vero sconfitto è The Irishman, penalizzato forse anche dal fatto che sia stato distribuito da Netflix. Devo dire che le scelte dell’Academy quest’anno sono state molto vicine alle mie preferenze, cosa più unica che rara!



Facciamo un gioco: associa ad ogni stagione un film. Partiamo dall’inverno?

Sarò istintivo e prometto di impegnarmi ad associare pellicole non solo di Kubrick.

Per l’inverno il primo film che mi viene in mente è ovviamente Shining.

Non c’è modo migliore di trascorrere l’inverno se non inseguendo Danny e Jack Torrance nelle stanze dell’Overlook Hotel, mentre fuori imperversano neve e gelo. Per la primavera, la stagione della rinascita, penso anche qui a un film di Kubrick, in particolare il suo primo lungometraggio, poco noto ai più e intitolato Paura e Desiderio. È un Kubrick ancora acerbo, ma ogni scena è un piccolo germoglio pronto a sbocciare. La bellezza dei suoi fiori invece, potrete ammirarla visionando la sua intera filmografia.

Per l’estate scelgo Midsommar, un altro horror, questa volta però di Ari Aster, regista emergente da tenere d’occhio. Il film ha l’enorme pregio di riuscire a turbare lo spettatore senza mai ricorrere al buio o a jumpscare. Tutto avviene alla luce del sole, in luminosissime colline svedesi. Imperdibile.

Altro film da non perdere è quello che associo all’autunno: Ritratto della giovane in fiamme. Il ritmo della narrazione è molto lento, ma il finale ripagherà ogni sforzo. Nel mezzo, un capolavoro fotografico come pochi che valorizza il meraviglioso paesaggio autunnale della Bretagna.

Essendo arte, il cinema non può mettere tutti d’accordo e così il giudizio su una pellicola.

La sintesi dei post di Mattia è però sempre efficace, la dedizione evidente. Il consiglio è quello di seguire la sua pagina twitter ed instagram @CinematografoSK.

Grazie.

A te, Mattia.

 

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