Le parole guerriere




Sono stato un grillino della seconda ora e, subito dopo essere uscito dal liceo, ho cominciato a seguire da vicino la fase 2 del MoVimento 5 Stelle, quella post Vaffa-day. Mi recavo ai piccoli comizi e, via via, ai comizi sempre più grandi, fino a Italia 5 Stelle.  E’ stata una fase di grande rabbia, e di speranza, per tutti coloro che ci hanno creduto.

Rabbia per ciò che le generazioni precedenti avevano creato e permesso (e quante persone di quelle generazioni gironzolavano per le piazze!), dal debito pubblico sempre presente come una minaccia nucleare, a vent’anni di berlusconismo e di definitiva corruzione dei costumi attraverso l’egemonia delle cosce di Mediaset, le leggi ad personam, le promesse stellari mai mantenute alle quali la maggior parte della nazione, tuttavia, ha continuato a credere.  Dicendo anche che tutto andava bene (ogni riferimento al Trumpismo non è casuale).

Poi, dopo la disfatta europea del 2014 e il trionfo di Matteo Renzi, mi capitò di ascoltare Paolo Virzì, il quale sosteneva una dimensione adolescenziale del Movimento 5 Stelle e dei suoi sostenitori. Si badi bene, non fu un complimento. Il Virzì reputava i grillini dei sognatori illusi, dei poveri stolti che avevano perso, e che forse non avevano mai avuto, il contatto con la realtà.  Solo persone arrabbiate, e la rabbia è cieca.

 



 

Altri intellettuali seguirono questa scia. Intellettuali da me anche molto amati (come Massimo Recalcati) continuavano ad attribuire a gente sempre più indignata la prosopopea dell’adolescente, dell’eterno insoddisfatto, di colui che ha come solo scopo quello di distruggere, mentre decantavano le doti e il grande talento politico di un uomo che ad oggi è stato inconcepibilmente capace di radunare attorno a sé il 40% dei consensi. Fino al referendum costituzionale. Ciò nonostante, ‘adolescere’ significa crescere, ed è questo processo che il Movimento 5 Stelle  ha intrapreso.

 

Si nasce, si cresce, si muore. Con il tempo, l’idillio DiBattistiano ha lasciato il posto a posizioni più mature, dedite al compromesso, quando chi è andato in parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno ha compreso che la poltrona è comoda e, credo soprattutto, che in parlamento non si entra da soli.

 

Ho in mente “I borghesi” di Giorgio Gaber, dove quel figlio che poco comprendeva l’ingordigia e la grettezza del padre, finisce per diventare come lui. I borghesi son tutti dei porci.

Tante volte abbiamo creduto di ascoltare il canto del cigno di un Movimento ormai alla deriva, andato a male per via di chi denunciava le scie chimiche, di chi non sapeva prendere posizione su argomenti radicali come l’immigrazione. Di chi, tuttavia, ha offerto al Paese le proprie competenze (quando c’erano) e, nella maggior parte dei casi, ha provato a mettere a disposizione della collettività il proprio genuino impegno.

Questa mattina, poi, mi è capitato di ascoltare di nuovo il confronto, trasmesso in streaming, tra Matteo Renzi e Beppe Grillo.

Lo streaming tanto criticato, dibattuto, schernito. Beppe Grillo davanti a Matteo Renzi, un assalto totale e diretto. Una guerra lampo. Un Grillo che mette a nudo la vuotezza e denuncia i mandanti di chi in fondo non ha mai lavorato per il bene comune, ma solo per il proprio tornaconto. Un uomo che ammonisce chi governa che la politica non è un reality show, ma che per prima cosa ha partecipato a un gioco a premi in televisione. Anche dopo essere entrato in politica.

Penso allora a quanto un’idea diversa di Paese rappresenti ancora una speranza, ma anche a quanto la realtà abbia inevitabilmente sottomesso un’idea pura, un’utopia, fino quasi ad estirparla definitivamente.

 

Concetti nobili come democrazia diretta e rivoluzione gentile, attenzione al clima e all’ambiente, lotta per l’acqua pubblica, per la sanità pubblica, per una mobilità sostenibile, sono stati messi a dura prova dalla realtà, costretti a piegarsi alle sue nefandezze.

 

Ma d’altra parte il mondo non è in bianco e nero, ma si dipana su una scala di grigi, ed è questo il grande insegnamento che il Movimento adolescente d’Italia sembra aver compreso.

Il mondo è un paradosso: il Movimento 5 Stelle che governa grazie a Renzi. E che cade per mano sua.

 




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