L’Europa unita di Giscard D’Estaing: il Presidente che aveva previsto la Brexit.
Nel momento più buio dell’Unione, dentro un tunnel in cui la luce sembra lontanissima, i suggerimenti di chi ha costruito l’Europa andrebbero ascoltati e, possibilmente, seguita come una bussola.
In questo senso, quella di Valery Giscard D’Estaing , ex Presidente della Repubblica francese, è una delle voci più autorevoli.
Con i suoi 94 anni compiuti il 2 febbraio, D’Estaing ha attraversato tutta la storia del continente fin dal primo dopoguerra, essendo stato uno dei più strenui sostenitori dell’Unione Europea e della sua prospettiva unitaria in contrapposizione ai due poli Ovest-Est, seppur le politiche sull’immigrazione attuate in Francia negli anni 70’ restino una seria macchia sullo scollamento fra idee e azioni del noto politico.
Già Presidente della Convenzione europea sul futuro dell’Europa – organo istituzionale straordinario e temporaneo dell’Unione Europea- dalla quale è nata la Costituzione europea vigente, D’Estaing ha segnato il percorso della nazioni avvicinate grazie a Schengen e alla moneta unica.
In questo particolare periodo storico, le sue lezioni, i libri e le interviste rilasciate negli ultimi anni, tracciano una via che sembra l’unica percorribile per fronteggiare la crisi sanitario economica attuale.
Percorsi difficili, che richiedono un coraggio probabilmente assente in molte delle dirigenze politiche attuali, ma che partono dal valore fondante di una unione ben distante dai paletti fiscali e dagli interessi nazionali più spietati venuti a galla in queste ultime settimane.
Per un uomo che aveva previsto la Brexit ben prima del referendum, l’Europa è sempre stata quella dei paesi fondatori – su tutti Francia e Italia – gli stessi oggi imbrigliati dai veti delle piccole nazioni dell’est o dai lontani paesi nordici.
Con una lungimiranza che a fatica trova eco nelle dichiarazioni dei troppi burocrati stanziati a Bruxelles, Giscard D’Estaing -in una intervista del 2016 al Corriere della Sera- già avanzava l’ipotesi di una politica fiscale europea comune per superare le differenze socio economiche e diffondere pari benessere, onorando realmente uno dei valori fondanti dell’Unione Europea.
Nell’unione di intenti e interessi su citata, l’ex Presidente Francese non vedeva altra via che quella di creare un unico debito comune per dare consistenza all’Europa delle nazioni, con tutti i vantaggi di una finanza che sarebbe – ma lo è ancora – ghiotta di un debito solido e assicurato su cui investire.
Lezioni, quelle di Giscard D’Estaing, che nel bezzo della crisi diplomatica fra le opposte fazioni nella creazione degli eurobond sono più attuali che mai.
Una unione non ragione sempre e solo sul “do ut des”: quello si chiama affare.
In giorni tragici e con la prospettiva di una recessione globale dagli effetti devastanti per ogni comunità, quella europea è chiamata a trasformare le parole in fatti, le intenzioni in azioni.