Nasce “Base Italia”: obiettivo consapevolezza e futuro
dì @GuidaLor
Riflettere sulla strada percorsa: ascoltare, comprendere, proporre. Proseguire nella direzione più opportuna.
L’associazione “Base Italia”, apartitica ma non apolitica, lanciata da Marco Bentivogli con il sostegno di illustri accademici e professionisti, promette di essere luogo d’incontro e riflessione nel quale trovare risposte ai “perché” e dare forma ai “come”, rispetto alle istanze di un Paese incapace di fare i conti con la sua storia più recente, orfano di una organica visione del futuro.
Progetto ambizioso e forte degli autorevoli personaggi coinvolti, “Base Italia” debutta con una carta dei valori che traccia le fondamenta della casa comune o, meglio, di un faro, nel mare in perenne tempesta della politica italiana, percorso da flotte l’una all’altra contrapposte fra le quali spadroneggia ancora la barca del sovranismo: semplificazione di ogni male, risposta semplice a problemi complessi.
E di questi problemi Base Italia promette di occuparsi scendendo dal generale al particolare, dal nazionale al locale, senza la superficialità dei tour elettorali ma in maniera chirurgica, ascoltando le le istanze dei particolarismi per trovare una sintesi comune e intraprendere il prossimo cammino, aggregando un seguito soprattutto consapevole.
Il passaggio più delicato resta quello di trasmettere senso di coesione e comunità ricollocando contrapposizioni antiche nelle forme di un dialogo costruttivo fra le varie componenti della società, all’interno una popolazione spaventata dalla crisi economica, dalla precarietà del lavoro, dalla rapida implementazione delle tecnologie nei processi produttivi.
Timori che negli ultimi anni hanno trovato risposta e rifugio in una società ripiegata nell’individualismo, atteggiamento inadatto a fare rete e destinato ad essere fallimentare, travolto dall’onda d’urto dell’economia globale e connessa.
Osservata dall’esterno, la “flotta Base” potrebbe infrangersi nella solita incomunicabilità fra intellettuali e cittadino X, sempre ben disposto verso la ricerca di una soluzione ma scarsamente partecipativo nell’atto pratico, anche quando risultano in ballo i propri diritti.
In questo senso, linguaggio e modalità di diffusione del dibattito saranno fondamentali per la migliore riuscita del progetto.
Il tentativo di instaurare un dialogo con “l’italiano vero” di cotugnana memoria, quello che fa massa e voto per intenderci, rimane certamente esercizio complesso.
Per un popolo pur stanco dei monologhi, ciò che continua uscire dalle urne e dalle cronache è ancora l’antica eredità del vivere nascosti, odiando, nel “vergognoso segreto d’accontentarsi dei resti della festa”, in un modo di intendere il sociale che Pasolini riassumeva profeticamente già negli anni 70′: lo stesso luogo del tempo individuato nella carta dei valori di “Base Italia” come strappo iniziale per ogni nostra attuale lacerazione.
Auguri a “Base Italia” per la nascita di un coraggioso, nuovo spazio di riflessione nel Paese della pancia.
E buona lettura di uno stralcio tratto dalla “Ballata delle Madri”, in omaggio ai pasoliniani di ferro.
Da Ballata delle Madri
“…..Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l’antico, vergognoso segreto
d’accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.
Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!
Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
– nel vostro odio – addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
È così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini.”