I giganti del web lasciano le briciole all’Italia: 42 milioni di euro nel 2019
Fatturano miliardi di euro ogni anno. Aumentano costantemente la loro capacità di intermediazione eliminando una concorrenza inabile a fronteggiarli. Lasciano mance ai Paesi che li ospitano e appaiono sempre più intoccabili, protetti dal loro ultimo partner politico, Donald Trump, e da una rete di accordi ai quali hanno lungamente lavorato attraverso abili architetture finanziarie e lobbismo.
Gli untouchables del web, da Amazon, a Facebook, da Uber a Airbnb, da Apple a Booking, nel 2019 hanno lasciato allo Stato italiano la modica cifra di 42 milioni di euro. Per dare contezza della sproporzione, la società di diritto di Amazon in Italia, a fronte di un fatturato pari a 4.5 miliardi, lo scorso anno ha erogato al fisco solo 11 milioni di euro.
Briciole. Briciole che il gigante creato da Jeff Bezos ha cercato di giustificare ponendo sul tavolo della discussione ulteriori 85 milioni di euro pagati per gli oneri contributivi dei suoi dipendenti, gli stessi occupati nei mega magazzini salutati con favore al motto di “nuovi posti di lavoro”, quando il lavoro è cronometrato al centesimo di secondo per rendere la macchina efficiente e sorprenderci all’arrivo del corriere.
Il compagno di merende Marck Zuckerberg lascia nel nostro Paese le stesse tasse della società di abbigliamento piemontese Fila e meno de La Doria, produttrice di conserve e pelati.
Quanto può andare avanti un sistema così iniquo e scollegato dalla realtà dei numeri? Molto a lungo se si osservano i principi di un’Europa continuamente in guerra con se stessa, sommati alla persistente politica protezionista di Donald Trump, capace di riportare a casa un cospicuo accordo con i giganti del web attraverso una tassa-sanatoria al 5.25%.
I singoli Paesi europei non possono fronteggiare delle realtà ormai troppo grandi per essere sconfitte in tribunale o imbrigliate da tassazioni ad hoc per le quali il Presidente USA, di volta in volta, promette sanzioni che sanno tanto di vendetta.
E in una Europa scoordinata e lacerata dai singoli interessi, Lussemburgo, Irlanda e Olanda, autorizzate a compiere il ruolo di nazioni cassaforte, sono già pronte a dare battaglia alla Francia di Macron e alla Germania di Merkel – condottieri di una riscossa che vede, come sempre, l’Italia in seconda fila- attraverso il loro potere di veto.
Una situazione anomala che assume sempre più le dimensioni di una voragine nella quale le economie nazionali vengono inghiottite senza possibilità di reazione.
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