Nel quadro fiammingo dei partiti c’è un Paese vicino alle urne

Invocato dal Presidente della Repubblica nel discorso di Natale, il “momento dei costruttori” si è tradotto nell’autodistruzione dell’esecutivo e in un pericoloso arroccamento dei partiti, sempre più convinti di intraprendere la via del voto per risolvere la crisi innescata da Italia Viva.

Dopo la mossa del cavallo di Matteo Renzi e la risicata fiducia ottenuta con il voto dei senatori a vita, il Governo Conte II sembra avere le ore contate. Le missioni per la ricerca dei “responsabili” si infrangono nel complesso delle singole realtà di partito. Un quadro fiammingo dove ogni protagonista risulta indaffarato nei propri intenti e disinteressato verso quanto lo circonda.

 



 

L’architettura immaginata da Bruno Tabacci (Centro Democratico) non regge il peso dei compromessi offerti: quanto resta dell’esecutivo Conte II dovrà fare a meno del sostegno organico di quel “gruppo di costruttori” considerato imprescindibile per governare la nave di un Paese in piena tempesta.

La bandiera bianca viene alzata al termine di un lungo sondaggio delle sensibilità politiche e a seguito dello scandalo UDC che ha travolto Lorenzo Cesa.

L’ordine di non perdere tempo, giunto dal Quirinale e dettato dal buon senso, si è tradotto in uno straziante stallo, con il Paese ancora coinvolto nella pandemia e, da oggi, anche nel caos vaccini. La pazienza è finita mentre l’Europa guarda con maggiore preoccupazione le vicende surreali di una maggioranza allo sbaraglio.

Per la prima volta dal suo ingresso in politica, Giuseppe Conte appare deciso a rimanere in sella e imporre la propria personalità sugli equilibri dei partiti.

L’ultima tentazione è quella di un ennesimo, decisivo scontro in Senato attorno alla figura del contestato Ministro grillino Bonafede.

Il successivo, possibile voto di sfiducia, condurrebbe con tutta probabilità il Premier di nuovo verso il Quirinale e il Paese al voto, sulla base di un deterioramento dei rapporti fra partiti che ostacola ogni soluzione e compromesso, compreso quello programmatico invocato da Matteo Renzi.

 



 

Conte, appoggiato da M5S e PD, se costretto ad arrendersi vuole pagare sull’unghia la scelta del Senatore toscano e l’effetto del suo azzardo, trascinando ad elezioni Italia Viva, inchiodata al 2-4% del gradimento dal giorno della sua fondazione.

Oltre la discutibile personalizzazione dello scontro, il puzzle di una nuova maggioranza risulta ad oggi impossibile anche per il contesto generale e i rapporti di forza nelle aule:

  • Lega e Fratelli D’Italia invocano solo le urne, forti dei sondaggi che, insieme a quanto resta di Forza Italia, li collocano in una forbice tra il 44 e il 48% delle preferenze, ovvero al Governo del Paese;
  • il Premier Conte, garante del quale Zingaretti non vuole fare a meno, ha chiuso ogni possibile dialogo con Italia Viva, così come la maggioranza del PD;
  • il Movimento 5 Stelle, arroccato per nemesi dentro ai palazzi del potere, rivendica in ogni caso il suo attuale peso parlamentare, nonostante un programma che vive alla giornata fra battaglie ideologiche e incomprensibili punti presi (v. MES).

 

Un dipinto fiammingo nel quale singoli e partiti sono impegnati a interpretare una personalissima sceneggiatura, dimenticando cosa brucia alle proprie spalle: un Paese che rischia di fallire negli indirizzi del Recovery Plan; una pandemia che vive con angoscia l’arrivo della mutazione inglese; un piano vaccinale che dopo i ritardi di Pfizer e AstraZeneca rischia di slittare al 2022.

La nave affonda e in questo preciso momento nemmeno i topi sembrano in grado di trovare una via di fuga.

Si salvi chi può?

 



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