Olanda: paradiso fiscale, pane e tulipani






Non lasciatevi ingannare dai coffee shop, dalla prostituzione legalalizzata e da un ambientalismo che ancora fa a pugni con l’interesse del capitale: la severità dell’Olanda verso i coronabond, unica e ultima arma rimasta a molti paesi contro l’emergenza economica in divenire, è il controaltare di un lassismo fiscale decennale benedetto dal sistema europeo.

Come riportato da “Il Sole 24 Ore”, poco distante dai palazzi del potere politico si trova un edificio piuttosto bruttino, nel tipico stile minimal nord europeo, dove trovano sede fiscale ben 2.499 società per lo più esistenti solo su carta.

Un escamotage tributario che, nel corso degli anni, ha fatto perdere all’IItalia  1.5 miliardi di dollari, alla Francia 2.7, alla Germania circa 1.5 e alla Spagna poco meno di un miliardo.

Con un debito pubblico pari al 48.6% dl PIL, l’Olanda incassa più di quanto spende e fa bella mostra di conti pubblici invidiabili, per una popolazione che non raggiunge nemmeno quella del centro Italia e gode dei benefici di una Europa sin quì molto spesso della finanza e poco dei popoli.



Nel 2019 la Banca Centrale dei Paesi Bassi ha registrato un ingresso di capitali investiti pari a 4.554 miliardi, e uno in uscita (dalle società domiciliate in Olanda verso il resto del mondo) pari a 5.561 miliardi di euro: niente male per quattro gatti sulla bici no?

E mentre gli altri affogano, le dighe di cemento insieme a quelle fiscali e metaforiche, tengono bene al riparo una nazione privilegiata, paradiso delle multinazionali e delle lobby, dove la bandiera europea brucia oltre ogni aspettativa dei sovranismi nazionali, pronti a ribadire a voce sempre più alta: “E’ questa l’Europa che sognavate?”

 

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foto https://pixabay.com/it/photos/diga-amsterdam-palazzo-costruzione-3714574/

 

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