Per chi sventola la bandiera? Gay nel cinema: il brutto primo tempo visto da Davide
dì Davide Rizzo (Twitter @HuertDeAuteuil)
per “I Fatti Capitali” (Twitter @ifatticapitali)
Si è da poco concluso il Pride Month ovvero quel mese dell’anno in cui le multinazionali lucrano sulla comunità LGBT, aggiungendo una bandierina arcobaleno ai prodotti che normalmente distribuiscono, fingendo sia il loro modo di appoggiarne le cause e non una semplice operazione di marketing.
Seguendo questa onda, l’account ufficiale di Netflix (che però celebra le diversità 365 giorni l’anno, senza un contratto a tempo determinato che scade il primo luglio) ha postato su Twitter una lista di film e serie tv a tema LGBT. Le razioni sono state prevalentemente positive ma non è passato molto tempo prima dell’arrivo delle Karen italiane e delle loro innecessarie ma immancabili opinioni: grazie a loro ho scoperto che nei film odierni ci sono troppi gay.
Prima di continuare con l’articolo vi chiedo umilmente di fare due cose:
– accettare le mie scuse a nome di tutti i gay del mondo, siamo stati accecati dal nostro egocentrismo omosessuale e non ci siamo resi conto di aver monopolizzato il cinema mondiale. vi prego di perdonarci
– cercare su google cosa sia l’ironia e tornare a leggere solo dopo aver assimilato bene il concetto
Illuminato da questa rivelazione ho deciso di informarmi meglio e studiare un po’ di storia del cinema queer, realizzando che i bandierini di twitter avevano ragione: noi omosessuali imponiamo la nostra presenza nel mondo del cinema fin dagli anni ’20 periodo in cui l’esistenza di personaggi “non etero” era considerata cosi scandalosa che una regola non scritta ma ben rispettata ad Hollywood, prevedeva come i personaggi gay, per comunicare agli spettatori la propria devianza, dovessero indossare vestiti color lavanda (inserire degli spettacoli dialoghi o riferimenti all’omosessualità sarebbe stata un’offesa al pudore).
Poi ci fu la grande depressione del ’29, periodo drammatico nella storia degli eterosessuali ma non in quella di gay e le lesbiche, che furano usati dalle casa di produzioni come stratagemma, insieme alla nudità femminile, per shockare il pubblico e attirarlo al cinema. La nostra sessualità divenne un fenomeno da circo, dobbiamo per sempre essere grati per il crollo della borsa di Wall Street!
Il periodo di splendore durò poco, quasi immediatamente la chiesa cattolica, con l’obiettivo di contrastare e boicottare la rappresentazione di sessualità anormali, creò la “Legione della Decenza” che portò nel 1930 alla stesura del “production code”: un codice morale contenente linee guida che registi e sceneggiatori furono costretti a seguire per auto censurare i propri lavori. Così per più di due decenni l’omosessualità venne eliminata dal grande schermo, finché nel 1952 la Corte Suprema concesse il free speech all’industria del cinema.
Con la rivolta di Stonewall del 1969 (episodio chiave per la nascita dei movimenti per i diritti LGBT) e la diffusione dell’AIDS (in quegli anni erroneamente associata esclusivamente agli omosessuali) la visibilità di tutta la comunità aumento lievemente ma non venne neanche lontanamente normalizzata nel mondo del cinema.
In questa mini lezioni di storia mi sono concentrato sugli Stati Uniti, perché nonostante le svariate guerre che hanno contraddistinto il ‘90, tutte le nazioni del mondo concordavano, tranne in rari casi, sull’inammissibilità dell’omosessualità sul piccolo e grande schermo, a meno che non fosse oggetto di battute, ridicolizzata o solo vagamente accennata. La situazione era bene o male uguale in ogni parte del mondo.
Ora possiamo parlare della rappresentazione attuale, non ci vorrà molto visto che i personaggi gay sono tutti uguali tra di loro. Dovrete solo attendere qualche giorno: devo uscire a comprare una cesta di di Happy Hippo.
foto https://pixabay.com/it/photos/orgoglio-pride-day-arcobaleno-3822489/