Qualcuno rompa il porcellino degli italiani: 1.371 miliardi fermi nei c/c.

A fronte di una ricchezza finanziaria delle famiglie italiane pari a 4.287 miliardi, 1.371 miliardi sono fermi nei conti correnti, dove dormono tranquilli, in attesa di tempi migliori e nella speranza che l’Europa non imponga prima o poi qualche prelievo forzoso nel cuore della notte (della serie “troppi ricordi”!).

Secondo ABI, nel 2018, si sono accumulati 32 miliardi in più, rispetto al 2017. Traduzione: “il clima socio economico mi spaventa, non investo e metto i soldi da parte.”

Dal 2005 ad oggi, il carico di liquidità dei privati è passato dal 23 al 32%; con dinamica simile per le imprese che non investono.

Bisogna ricordare che tenere denaro fermo nei conti correnti tradizionali non conviene, in quanto si svaluta ed è drenato dalle spese fisse.  Mediamente, per un famiglia che compie 230 operazioni annue, si pagano 142 euro.

Viene così spiegata l’inarrestabile ascesa delle banche on line,  Istituti con costi medi di 26 euro annui.




Un calcolo di difficile lettura, in quanto raccoglie  anche le rimesse verso Paesi più poveri, riguarda i risparmi emigrati sui conti esteri, quantificato in 8.9 miliardi di euro.

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Secondo uno studio Anima, il 47% degli italiani mantiene i propri risparmi per qualsiasi evenienza; il 28% li accumula per progetti futuri di vario genere; il 17% li investirebbe in immobili; il 16% per le ristrutturazioni; il 15% per l’estinzione dei debiti; il 15% per vacanze e viaggi; solo il 14% per investimenti in azioni o fondi; la restante percentuale li userebbe per l’acquisto di un veicolo.

Le risorse finanziarie private che non entrano in circolo nell’economia reale sono un problema enorme per un Paese in piena recessione tecnica.

Quello del risparmio bloccato è destinato ad essere un tema sempre più importante: la classe politica deve invitare gli italiani a rompere il salvadanaio, e deve farlo creando un clima favorevole, di fiducia, attraverso atti concreti, possibilmente nel più breve tempo possibile, prima che… “il porcellino diventi troppo grasso.”

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