Regressione e benaltrismo: l’Italia che torna al feudalesimo
Prezzo dell’energia alle stelle. Aumento del costo dei beni primari. Salari italiani spazzati dal vento impetuoso di un’inflazione che rischia di allargare la platea dei 6 milioni di individui nella soglia di povertà, il 12% dei quali risulta già occupato.
La gabbia del lavoro nella quale insistono over 60 all’inseguimento della pensione perduta, giovani con il guinzaglio della precarietà perennemente al collo, schiavi dell’ultima ora impegnati nei campi o nei cantieri, dove fra qualche pomodoro marcio e un pezzo di calcinaccio giacciono a terra i 772 cadaveri dei primi otto mesi di questo anno di “ripartenza”.
E se a beffar li morti ci pensano da decenni Governi trasversali di nani e ballerine, da ultimo Brunetta è riuscito nel capolavoro di eliminare i controlli a sorpresa presso le aziende che ora saranno avvertite per tempo da una chiamata dello Stato, così da fare buche più profonde per nascondere le loro mancanze.
Appare evidente anche al più ottimista: l’Italia del post covid è impegnata in una regressione senza precedenti sul piano dei diritti e dell’equità, regressione condotta con il fondamentale contributo dell’informazione.
Da una parte quella mainstream abilissima nell’indirizzare il dibattito sul caso del giorno che non riguarda mai economia o lavoro e concentra tutto sul gossip politico, le innocue diatribe sui diritti civili, le cronache internazionali.
Dall’altra parte c’è un’informazione pirata e complottista sulla quale sarebbe inutile scrivere se non riuscisse a collezionare numeri di rilievo grazie alla pesca a strascico nel mare magnum dell’ignoranza generale.
Un’informazione che in un modo o nell’altro guarda sempre “fuori” “dietro”, “di lato”, “per qualcuno” e risulta disinteressata o incapace di occuparsi del quotidiano degli italiani.
Un esempio di questa distorsione lo si può leggere nella presunta “rinascita economica del Paese”, con gli onanisti delle tabelle che esultano per il Pil 2021 al + 6% dimenticando di citare come il 2020 sia stato segnato dal -8,7% del prodotto interno, con relativa massa di disoccupati, chiusura delle attività e quanto ormai conoscono anche i pali della luce.
E lo stesso si può dire per il Reddito di cittadinanza che con qualche milione di euro assegnato a dei truffatori professionisti, riesce ad oscurare i 200 miliardi di euro annui di economia sommersa frutto dell’evasione fiscale delle imprese (le stesse che Brunetta gentilmente avverte) e del lavoro incessante delle mafie.
Tornare alla semplicità delle informazioni di base per costruire analisi complesse e comprendere quali siano le reali urgenze del Paese: questo è il compito al quale l’informazione e i suoi principi televisivi non stanno assolvendo.
Perché la verità è semplice: nel 2019 il 6.8% dei percettori del reddito di cittadinanza ispezionati truffava lo Stato in misura di qualche milione di euro. Allo stesso tempo il 69.7% delle aziende oggetto di controlli viola la legge, siamo i più grandi evasori di IVA in Europa e il 25% delle aziende ha chiesto la CIG COVID abusivamente. Può bastare ma potremmo anche continuare.
L’intento sembra chiaro, il piano vecchio come l’aristocrazia: creare uno stato di perenne confusione e mettere contro se stessa la low class sempre più numerosa alla quale, da poche ore, viene impedito anche il diritto di manifestare, con la scusa della follia no vax che a posteriori sembra essere stata armata dalla solita manina di andreottiana memoria.
E guai a ricordare come si dovrebbe fare ogni giorno che prima della pandemia in Italia c’erano 5 milioni di persone occupate per meno di 900 euro al mese e oggi, nel post covid (se di post possiamo parlare), il dato sia peggiorato, con una perdita del -6% sui salari medi: ancora una volta campioni d’Europa.
Grazie al Governo che sostiene la leadership indiscussa e indiscutibile di Draghi Mario, per le aziende è sempre festa, pioggia di soldi, favore, strizzatina d’occhio, perché il peggior liberalismo si è preso questo Paese mentre Mattarella sfoglia il calendario in attesa della pensione.
L’Italia, questo presunto carro armato che viaggia verso il futuro guidato dal re dei re della politica economica, aiuta solo le imprese che aiuteranno il Paese che il mercato comprò.
Intanto alla fiera dell’Est, con due soldi, gli italiani secondo lo studio dell’Università Milano Bicocca e Ipsos, vivono sempre più vicino alla soglia di povertà assoluta.
Una famiglia su tre non possiede pc e connessione internet ma soprattutto una su quattro non può fare fronte a spese impreviste a partire dagli 800 euro: il costo per la sostituzione della frizione di una macchina o quello di un intervento dal dentista.
Secondo lo studio Bicocca-Ipsos il 59% delle famiglie italiane fatica ad arrivare a fine mese. Un dato che rappresenta l’emergenza primaria di questo Paese: senza dubbio, paragoni, benaltrismi.
Mario Draghi non è certamente il primo colpevole di questa situazione che ha radici lontane e volti riconoscibili nonostante i quintali di cerone o la latitanza dagli schermi.
Quanto si inizia a contestare è l’ambrosia avvelenata versata copiosamente su questa malapianta nell’esultanza generale di osservatori interessati, mentre il formicaio è sommerso e le formiche vengono invitate ad ammazzarsi fra di loro.
dì Lorenzo Guidantoni
Twitter @GuidaLor