Runner: nemici dello Stato




Osservati, studiati, messi fuori legge, inseguiti con i droni: i runner, considerati da sempre delle brave persone, con l’arrivo della pandemia sono improvvisamente divenuti il pericolo numero uno per la società.

Un pò strani, in effetti, lo sono sempre stati.

Perché se ti incontro un lunedì di novembre alle 8.30 del mattino, mentre corri affannato in mezzo al traffico, inizio a non inquadrarti più: chi sei? che lavoro fai? Dì la verità: tu vendi la droga è per questo che non stai andando a lavoro.

I runner o, per essere patriottici, i corridori, sono quindi diventati il nemico numero uno della Repubblica.

E si immaginano già interrogatori con la foto del virus sparata sull’occhio di bue che illumina il povero sportivo solitario. “Ha mai visto questo essere? In che rapporti è con il virus? Quando vi siete incontrati la prima volta?”



E così, il 9 marzo, quando il Premier, Giuseppe Conte (che nessuno ha mai visto correre) ha dichiarato il lockdown nazionale, il runner ha conosciuto la paura del cinghiale: la caccia fuori stagione.

Se le fabbriche del Nord continuavano in gran parte a produrre, ammassando operai con la raccomandazione del “Ei, state lontani mi raccomando”, il corridore è diventato il serial killer che tutti avrebbero voluto acciuffare, impagliare e porre in bella mostra al centro del salotto.

Come per i più noti maniaci si sono osservate le sue abitudini, il prodotto delle sue esalazioni. Sono stati prodotti studi sulla capacità  di contagiarsi “a trenino”, quando un atleta supera l’altro con l’intimo dispiacere di offendere il collega, inconsapevole di aver appena causato uno scambio di virus letale.



Come in un un grottesco remake alla Beep Beep e Willy il Coyote, le tv più patetiche non si sono lasciate sfuggire gli inseguimenti con i droni, dai quali i più veloci runner sono riusciti a salvarsi, agevolati dal sovrappesso delle forze di quell’ordine da loro messo in pericolo con una innocente sgambata mattutina.

Qualcuno è stato pure pestato, perché in Italia abbiamo fame di nemici e trovarne di così soli – i veri sportivi non corrono mai in coppia – è stata la cosa più facile al mondo.

A tal proposito, nell’ultimo periodo non sono mancanti i mitomani; gente disposta a tutto pur di uscire di casa. Principianti facilmente riconoscibili perché vestiti con tute degli anni 80′ o intenti ad allenarsi con  scarpe da tennis piatte e deleteree per la schiena: un vero suicidio per il runner da competizione.



Adesso comincia la Fase2.

Il Paese si normalizza.  Tornereremo a morire in silenzio e i runner saranno di nuovo liberati per le strade, anche se  la loro condizione di libertà non sarà più la stessa.

Il Sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha recentemente annunciato che questi strani esseri potrebbero tornare ad allenarsi, è vero, ma non più di 40 minuti al giorno e, forse, con delle fasce orarie prestabilite. Porteranno braccialetti per il controllo gps o la app “Immuni” come tutti, più di tutti: doveroso poter risalire le loro intricate abitudini, la promiscuità sociale che li porta a confondersi nei parchi, a invadere le strade in pieno traffico.

Stiamo per vedere una Jurassic Park dello sport: gli ultimi esemplari di runner rimasti scenderanno di nuovo in pista per l’ultima corsa, un pò come Nestore, film con Alberto Sordi di inizio anni 90′, un pò come Forrest Gump.

E allora corri Forrest, corri….That’s life.

Foto https://pixabay.com/it/photos/maratona-strada-in-esecuzione-1149220/

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