Sala d’attesa Italia: terza ondata e nuove restrizioni




 

Anticipato dal caos vaccinale, l’esecutivo agli sgoccioli prepara l’ennesima stretta alla mobilità per riparare agli errori commessi in balia del virus, a firma delle sue dirigenze incompetenti e a motivo dell’impazienza sociale di un popolo puntualmente portato all’assembramento negli spicchi di libertà concessi dal 2020.

 



 

A partire dalla fine del primo lockdown, la cronaca e le previsioni sul divenire hanno lasciato il passo all’analisi di un costante replay, nel quale si innescano dinamiche cicliche e agiscono protagonisti arcinoti, con il costante rumore di fondo del pubblico esasperato.

 

Come scritto prima di capodanno, la narrazione politica e giornalistica sarebbe stata l’elemento fondamentale per gestire il 2021 e la sua lunga coda di sacrifici.

 

Sbandierare l’arrivo del vaccino preparando il Paese a una “resilienza” immediata, è la precisa scelta di un processo distorsivo che sul piano sociale innesca la passione degli animi senza renderli consapevoli delle difficoltà, attuali e future. 

 

La realtà dei contagi in crescita e il piano vaccinale ancora latitante, guidato dal solito papavero per nulla preoccupato ma sempre ben disposto alla risposta aggressiva, si traduce così nell’arrivo di una nuova ondata di frustrazione; nella terza, per quel che riguarda la capacità del virus di moltiplicarsi alla faccia di ogni slogan e fiorellino.

 



 

Nonostante tutto sia già accaduto continuiamo a ripetere i medesimi errori, mentre il conto socio-economico della pandemia cresce come la gramigna, nell’Eden favoleggiato da parte della stampa.

 

Davanti a un evento di portata storica come quello attuale, l’errore trova decine di valide giustificazioni. Risulta invece imperdonabile la costante mancanza di un piano d’azione chiaro, la comunicazione contradditoria, l’agire per tentativi a breve termine. In questo senso, il lavoro del Governo, del Ministro alla Salute Roberto Speranza e quello dell’autorevole quanto grigio Comitato Tecnico Scientifico alle sue spalle, sono stati un disastro totale. 

 

Il piano di valutazione del colore regionale, approntato a fine novembre, deve essere già rimodellato, confermando la fallacia dei 21 parametri per la definizione del rischio, mai realmente compresi dall’opinione pubblica e, spesso, anche dall’informazione generalista.

Ad aumentare la confusione e il rigetto dei cittadini verso l’azione del Governo, si aggiungono le recenti dichiarazioni sulla prevenzione del contagio nei mezzi pubblici, precedentemente regolati in base al tempo di permanenza dei passeggeri e smascherati nella loro inefficacia dallo stesso Premier Conte durante la conferenza di fine anno, con l’ammissione dell’irreale quantità di autobus, treni, tram e filobus che servirebbero per conformare le norme del CTS alla realtà dei trasporti.

 



 

Nella parata per l’arrivo delle prime dosi miracolose, agli italiani è stata venduta l’ennesima oasi nel deserto della realtà circostante.

 

Uno sforzo per salvare vite, uno per la Pasqua, l’altro per l’estate serena, uno per il Natale: la politica delle oasi-miraggio non si ferma nemmeno con il 2021.

Ma la realtà, come l’epifania, ogni fantasiosa narrazione si porta via, imponendo la necessità di nuove restrizioni, almeno fino a febbraio. Ed ecco in arrivo l’ennesimo blocco degli spostamenti nel weekend, le zone rosse prolungate, i negozi chiusi nei festivi, il coprifuoco.

In questo contesto, gli illusi cittadini attendono ancora la cassa integrazione, i ristori, la soluzione dello spettacolare gioco di potere che si svolge all’interno del Governo, accompagnato dalla frustrazione che ha messo le tende nelle case -e a breve le mani nelle tasche- .

 



 

Ancora più preoccupante è la fine di ogni carisma e senso di affidabilità, sperperati nel corso dei mesi dal Governo Conte II. Annunci come quello relativo alla riapertura delle scuole non vengono più recepiti quali fermi intendimenti ma arrivano alle orecchie degli italiani ormai come vaneggiamenti, incognite, il brusio dell’ennesimo scherzo nella tragicommedia generale. 

 

Gestire una situazione di questo tipo dopo aver azzerato ogni “bonus credibilità”, getta nello sconforto non solo i mercati, dei quali tanto ci si è preoccupati in questi mesi, ma un’intera società che non conosce più la socialità della scuola, la prevenzione sanitaria per malattie diverse dal covid, la prospettiva di una stabilità lavorativa già precaria prima della pandemia.

Il virus resta dietro la porta di casa ma l’esaurimento generale si inizia a infiltrare negli spifferi.

 

Il confuso e ad oggi inesistente piano vaccinale, miscelato con le nuove restrizioni che chiuderanno un anno di clausura – almeno per i cittadini più diligenti – può condurre a stretto giro verso l’urlo di Munch più che in direzione del liberatorio gol di Tardelli.

Siate competenti, se potete. Altrimenti…

 

dì @GuidaLor

 

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