Salci il borgo morto ammazzato




Salci

 

Circa 50 km più a nord della famosa “Civita di Bagnoregio”, tre km dopo l’uscita autostradale di Fabro, si trova il “Borgo morto” di Salci.

Questa piccola roccaforte, ancora più di Civita, riassume nel solco della sua pietra la storia dei mali italiani, a partire da quelli più noti e recenti, con lo sperpero dei Fondi Europei e l’immobilismo della politica.

 



 

L’edificazione del borgo si attesta intorno al 1243. Costruito per la volontà di Federico II di Svevia con l’intento di circoscrivere i confini di Castel della Pieve.

Salci, oltre 1500 abitanti allo scoppio della seconda guerra mondiale, assistette con il boom economico a un graduale spopolamento, fino a rimanere completamente disabitata a partire dal 1998, con la morte dell’anziano parroco rimasto fino all’ultimo istante a guardia della chiesa di San Leonardo, costruita nel 1500, oggi chiusa e pericolante, nonostante la presenza di numerosi dipinti seicenteschi e la splendida “Loggia degli Spriti” di epoca medioevale.

A inizio anni 2000, anche grazie alla segnalazione di Carlo Verdone, Salci è entrata a fare parte dei luoghi del cuore del FAI.

 

Nello stesso periodo, una societá cercò trasformare parte del borgo in un agriturismo, attraverso l’utilizzo dei fondi europei.

Risultato: fondi  esauriti, lavori mai finiti, mezzo paese sventrato e transennato, l’altra metà in mano al comune di Città della Pieve, oggi diventato unico proprietario. Un borgo morto ammazzato dal progresso e da una gestione fallimentare tanto dell’impresa quanto della politica.

 

Salci loggia degli spiriti

 

Un simbolo; un posto da visitare. L’immancabile insegna a ricordare il passaggio di Garibaldi e un’epoca ormai lontana, quando il mercato delle vacche e i casali circostanti, oggi per lo più in decadimento, animavano la vita di un piccolo Paese, diventato monito per il futuro dell’Italia intera.

 

 

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