Salvini e Joker



Il leader del Partito più votato d’Italia registrato su smartphone mentre si arrampica in solitaria verso il Campidoglio per trasfomarsi in star del web: nel setting e nel grottesco della scena il paragone con il fortunato Joker di Joaquin Phoenix viene naturale.

Lo spettacolino postato dalla Sindaca Raggi su twitter dura poco. Un video di un minuto nel quale Matteo Salvini è stato “ripreso a riprendersi” e gesticolare chissà quale messaggio da lanciare nella rete, non luogo per eccellenza abitato da varietà ittiche sempre più numerose: dai capitoni alle sardine, dai delfini ai caimani, fino alle tartarughe nostalgiche di Casapound.

Terminato il filmato, ciò che resta è l’imbarazzo per lo stato dell’arte di una politica surreale, dove la solitudine di un attore a fine ciak si enfatizza nella discesa appesantita  dalla gloriosa scalinata, sullo sfondo di un cielo grigio alla Gotham, nel cuore di una città amministrata con il segno del dadaismo più che in quello della promessa, buona rivoluzione.




Joker è un personaggio di fantasia che dal nulla delle sue frustrazioni diventa leader di una protesta feroce, guidata dalla rabbia ma senza particolari direzioni, eccetto quelle distruttive.

Se Salvini non esprime la violenza de su citato, il suo popolo  appare sempre più ben disposto verso soluzioni drastiche, limitazione delle libertà personali espresse politicamente nei decreti sicurezza, o la chiusura verso i diritti civili, manifestata ad ogni occasione dietro lo scudo di una presunta identità cattolica.

Essere condiscendente con certi atteggiamenti nazionalistici, organizzare manifestazioni che accolgono forze dell’estrema destra incapaci di rinnegare un passato sanguinoso e dittatoriale, non rende esentabile da giudizio la scena grottesca, con il tutto il peso specifico del suo protagonista sulla quotidianità del Paese.

Nello sdoganamento degli estremismi Salvini assomiglia a Joker, e la maggioranza del popolo italiano, ad oggi, al suo pubblico di seguaci.

 

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