“SanPa”: la comune nel Paese senza verità
dì @GuidaLor
Prendendo a prestito le parole di Silvio Berlusconi : “Stiamo vivendo uno degli anni più difficili della storia contemporanea”.
Le paure dovute all’instabilità sociale e alla pandemia, rafforzano un sentire comune che, nonostante la gravità del momento, pecca dell’attualismo in cui siamo imbevuti.
Una miopia rintracciabile nelle cronache irrisolte della nostra storia, perfino quella recente, oggetto di film o documentari capaci di impattare con maggiore forza nella massa dell’opinione pubblica.
Il catalogo Netflix, attraverso il film “Il Traditore” sulla vita di Tommaso Buscetta, quanto nel documentario sulla comunità di San Patrignano e attorno alla discussa figura del suo fondatore, Vincenzo Muccioli, rinfresca la memoria di un Paese benaltrista ed ha il merito di ricordare quale sia stato il quotidiano sociale fra anni 80′ e 90′: mafia, omicidi, attentati, droga, disperazione diffusa.
Tali fenomeni accadono paradossalmente durante il secondo boom economico, con la crepa fra sviluppo e progresso che trova in quell’epoca definitiva compiutezza e profondità: tra il Milan pigliatutto di Berlusconi, i numeri di Maradona e della camorra, la Panda Fiat e qualche morto eccellente.
Sullo sfondo dei due lavori televisivi una giustizia sempre lenta e (poco) uguale per tutti, con la politica che lavora dietro le quinte inseguendo i fenomeni sociali come oggi insegue il virus: per mezzo dei suoi metodi grigi, affiancando, anziché affrontare, chi bussa al portone del potere istituzionale.
A volte, una verità non è abbastanza. #Sanpa: Luci e Tenebre di San Patrignano, dal 30 dicembre solo su Netflix. pic.twitter.com/x83AQjlxbp
— Netflix Italia (@NetflixIT) December 29, 2020
Depositando l’intreccio Buscetta, mafia, politica e Aldo Moro nel capitolo “altra storia”, San Patrignano riflette l’ennesima stortura all’interno delle cronache nazionali.
Il documentario in cinque puntate racconta la storia di un’opera pionieristica; di un uomo con le stigmate del santo e del diavolo; di una società ancora memore del manganello fascista che intercetta nella disciplina d’antan la soluzione al male nuovo: quello delle tossicodipendenze calate più o meno dall’alto negli anni della Milano da bere e dei bossoli che volano come coriandoli a carnevale.
Entrare nello specifico di San Patrignano senza averlo vissuto in prima persona, basandosi su qualche libro e un archivio televisivo pur di tutto rispetto, sarebbe ingeneroso.
Constatare come il cappello economico e politico della famiglia Moratti sia stato determinante per l’opera di Vincenzo Muccioli, resta verità pacifica e scontata, nella normalità di un Paese in cui nulla si muove senza il consenso dei potenti, nemmeno le cosiddette “opere buone”.
La storia di Muccioli e della sua creazione rimane straordinaria per le assonanze nemmeno troppo lontane con la figura di un vero e proprio Gesù Cristo, spalleggiato da apostoli della prima ora fra i quali si nascondono Giuda e Giovanni, Ponzio Pilato Stato e mercanti di ogni specie.
Ciò che invece rimane delle tossicodipendenze e dell’Aids ad oltre venti anni dalla morte del fondatore di SanPa, è lo stesso identico Paese: smemorato, emotivo, incapace di giungere a verità limpide. Come sempre disinteressato nel guardare allo specchio le sue smagliature, i suoi difetti, i suoi mali.
Drogati e i malati di Aids crescono anche oggi al ritmo della noia borghese e della disperazione degli ultimi ma la risposta proveniente dalla società sembra essere tornata quella del “pre Sanpa”: chissenefrega.
Per tali motivi, a Muccioli, pur nell’oscurità delle sue ombre, bisogna riconoscere la rara capacità di essere stato faro, luce nelle tenebre di un’epoca così vicina e confusa. Muccioli come luce mozzafiato che affascina e acceca quando disperde i contorni del suo obiettivo. Muccioli che si supera, divenendo per nemesi prigioniero di se stesso.
Nel Paese dell’omertá, il santo di SanPa risulta quindi “tanta roba”, anche solo per il coraggio di non chiudere gli occhi.
Il classico resto, che per alcuni è il fulcro, è storia tutta italiana: confusa, imperscrutabile, dispersiva, di parte, ormai troppo lontana per essere chiarita. A dispetto dei protagonisti e con buona pace del pubblico.
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