@Santas_Official: “Poche riflessioni serie, per ottenere pochi click”
dì @Santas_Official
Oggi mi piacerebbe parlare un po’ di comunicazione. Senza girarci troppo intorno, penso che alcuni problemi della società odierna derivino dall’attuale gestione dell’informazione in rete.
Abbiamo vissuto fino a un decennio fa nell’epoca in cui, nell’immaginario collettivo, ogni informazione (nel senso di notizia) era percepita come vera perché “l’ha detto la TV”, con tutti i guai che questa concezione della realtà ha comportato.
Ma la televisione si è comunque rapidamente evoluta in un mezzo di comunicazione “di massa”, nel vero senso del termine, raggiungendo per definizione una percentuale massiva della popolazione, quindi i suoi meccanismi erano e sono sotto gli occhi di tutti. I canali (nel senso di vie di diffusione) sono relativamente pochi, più facilmente analizzabili e criticabili, tanto che a un certo punto arrivò la necessità di introdurre una regolamentazione atta a (per lo meno cercare) di mantenere un equilibrio nei messaggi: ne è emblematico esempio la legge sulla par condicio.
I tempi però sono cambiati in pochi anni, così velocemente che la formazione non è riuscita a stare al passo: il nostro modo di informarci è stato stravolto quando, quasi senza che nemmeno ce ne accorgessimo, l’uso di internet è diventato “di massa”. Il labirinto della rete è sì fruibile da tutti ma non rappresenta più un “mass” media, bensì un enorme agglomerato di micro media: ognuno tende a informarsi attraverso le fonti (o presunte tali) che, attraverso fattori prettamente soggettivi, egli elegge come affidabili per se stesso.
Gli algoritmi, i cookies, la raccolta dei dati fanno il resto: più leggi qualcosa che arriva da quella parte e più ti propongono contenuti a quella parte affini, in un circolo vizioso che si autoalimenta. Vale per tutte le parti e per tutti gli argomenti, dalla politica alla cronaca, dagli acquisti, allo sport. Non parlo di complotti o enormi scandali quali Cambridge Analytica, mi riferisco più realisticamente ai semplici e rodati algoritmi dei social e degli strumenti pubblicitari: l’unico fine ultimo è il click, non importa la qualità, non importa il confronto, l’importante è ottenere tanti click.
Mentre tutto ciò è accaduto a velocità smodata (cit.) gli strumenti formativi, pedagogici ed educativi sono mancati completamente. Da nessuna parte, né istituzionale né privata, si insegna a distinguere tra contenuto proposto e contenuto attendibile, tra veridicità e invenzione, tra propaganda, pubblicità e verità.
E mentre quell’intricata rete di micro media entrava nelle nostre tasche e nelle nostre teste, l’universo valoriale è rimasto fermo a quel: “Se l’ha detto la televisione, allora è vero”. Già era ingenuo illudersi che la TV avesse una vera regolamentazione e un’affidabilità controllata, ma il passaggio al “L’ho letto su internet, quindi è vero” diventa un fenomeno davvero pericoloso.
Io stesso, quando mi rendo conto di iniziare a sentirmi troppo solidale con un unico punto di vista, mi spavento e provo a chiedermi se per caso non mi stia isolando troppo nella mia bolla di riferimento informativo. Al contempo, mi accorgo che l’andare ad ascoltare anche un’altra campana richiede uno sforzo, perché il mio social, il mio aggregatore di notizie, i miei banner, mi rimandano sempre ai contenuti a cui, senza pensarci, regalerei facilmente click e like, dimenticandomi degli altri punti di vista. E prenderne coscienza mi inquieta.
La vera sfida è culturale: bisogna iniziare a formare alla comprensione, all’analisi, al confronto, alla verifica. Bisogna farlo subito, urgentemente, perché i tempi della formazione sono geologicamente più lenti di quelli della tecnologia.
Bisogna comprendere come ogni nostro singolo click abbia un peso, altrimenti in pochi anni, non ci divideremo/confronteremo più in base alle nostre idee ma in base alla “setta micromediatica” a cui abbiamo deciso di aderire o, ancor peggio, alla quale abbiamo aderito senza nemmeno rendercene conto perché l’algoritmo ha interpretato così i nostri “mi piace” e, davanti a qualsiasi evento, ci ritroveremo ad accapigliarci tra catastrofisti e negazionisti, senza più la mediazione del minimo buonsenso. Non per caso stanno sparendo ormai ovunque i partiti di centro e di moderazione: non si può moderare se lo scontro è sempre polarizzato agli antipodi da chi ascolta una sola voce.
Senza insegnare i meccanismi di una rete completamente deregolamentata, in cui chiunque può dire che Babbo Natale esiste e chiunque altro è libero di crederci, il grosso rischio è quello di dimenticarci che spesso, quasi sempre, la verità sta nel mezzo. In mezzo ai nostri click.