Se milioni di italiani sono soltanto – Un problema all’interno della crescita –
Davanti al clima di euforia della nostra classe dirigente, risulta doveroso ripetere ancora una volta i numeri di un’emergenza sociale ed economica che nessuna medaglia olimpica potrà risolvere, nemmeno se fusa insieme a tutto l’oro nel caveau di Via Nazionale:
- Oltre 5.6 mln di cittadini italiani vivono nella cosiddetta “soglia di povertà”: di questi il 12% risulta occupato.
- Abbiamo 800.000 disoccupati in più rispetto al marzo 2020; dato che aspetta di essere attualizzato dopo il termine del blocco licenziamenti al quale non è seguita nessuna serie riforma del lavoro o del welfare.
- Secondo uno studio CGIL la maggior parte dei salari italiani è ferma da venti anni;
- 7 milioni di connazionali a basso reddito non hanno potuto concedersi una vacanza nel 2021 (record europeo, per un totale di 35 milioni di persone fra i vari Paesi dell’Unione).
- In Italia si registra una delle natalità più basse d’Europa.
La “Guernica economica” attuale è frutto di un sistema che si va sgretolando da inizio secolo, sul quale la pandemia ha agito nel ruolo di acceleratore degli strappi in essere, e non come unico innesco, nonostante le narrazioni con l’alzheimer di una stampa che ha già dimenticato le crescite prepandemiche da zero virgola .
Per tali e tanti motivi, il clima di esultanza generale risulta ogni giorno più imbarazzante ma non meno pericoloso, soprattutto quando rilascia oscure pillole di futuro per bocca dei suoi crisostomi.
L’impressione è quella di osservare una scissione definitiva, una rivoluzione di fatto del concetto di comunità che traspare da i numeri ma anche dalle dichiarate intenzioni dei protagonisti
I migliori di ogni settore avanzino come vogliono: seguiranno risultati utili per tutti.
Visione alla Carlyle: la storia rappresentata dalle grandi personalità, oggi sciolte da qualsiasi laccio politico e pronte a guidarci verso un radioso futuro. Anche se gli interessi del mercato, casa dei migliori, fanno a cazzotti con il concetto di comunità, a sua volta già devastato dall’individualismo portato con le spicce filosofie d’oltreoceano capaci di fare breccia nella complessa mentalità europea frutto di qualche millennio di storia.
A riprova di questa macabra prospettiva, fra le (poche) affermazioni di Mario Draghi bisogna sottolineare una delle ultime, nella quale definisce milioni di persone in chiara difficoltà come “un problema all’interno della crescita”.
Poche parole che tradiscono la caparbietà di un progetto, una visione del mondo precisa, legittima ma già fallace se si guarda all’impoverimento generale dell’Europa, inteso come distanza sempre più marcata fra le varie classi sociali, concetto che, non a caso, viene sempre più osteggiato dai liberal pensatori.
Tornando a terra e senza fare della frivola utopia sperando in una società veramente equa, quando si ha di fronte quasi un sesto della popolazione con redditi poco competitivi o nulli, un problema composto da milioni di persone dovrebbe essere per chiunque “il problema”: a meno che non si torni all’idea che ispira da sempre le destre, ovvero “i migliori vi salveranno se avrete cieca passione e voglia di seguirli”.
Senza farsi inutili illusioni e guardando alla realtà del nostro desolante quadro politico, la liberal scelta ormai è compiuta: si andrà avanti con i soliti mezzi e teorie, sperando di trascinare alla bene e meglio chi si trova sul fondo.
E se questo piano fallisse? Beh allora sarà colpa degli ultimi che non hanno avuto voglia di sacrificarsi.
Nostro malgrado (o per colpa di una maggioranza?), negli ultimi dieci anni l’Italia è diventata un simbolo e un esperimento in campo economico e sociale.
In questo senso siamo stati preceduti solo dalla Grecia, Paese nel quale il bisturi di Berlino ha segnato per sempre ogni modello di crescita e sviluppo: e ne sia testimonianza l’attuale situazione, con il ritorno delle squadracce fasciste, la povertà diffusa e i beni svenduti alle superpotenze.
Finiremo come Atene? Il sentore c’è già da qualche anno e i numeri della povertà in crescita sono più che un indizio.
Ma come sempre chi vivrà vedrà.
Anche se questo film ha qualcosa di già visto…