Talete di Mileto il primo filosofo…ma da dove nasce la Filosofia?
dì Giulia Bertotto (Twitter @GiuliBertotto1)
Filosofa e giornalista
Talete di Mileto (640-625 a.C.-548/545 a.C.) è passato alla storia come il primo filosofo perché dedicò la sua vita alla ricerca del principio, l’arché.
Per i presocratici infatti la filosofia consisteva nell’indagare sull’indefinito da cui si articola il molteplice delle forme finite. La ricerca dell’essere da cui emerge il divenire, per la scuola eleatica.
Socrate fu invece il primo filosofo che spostò il discorso filosofico dalla ricerca dell’archetipo all’indagine sull’uomo e sull’etica per mezzo della maieutica e della dialettica. Talete si occupò di scienze naturali, matematica, geometria e astronomia ma non conserviamo di lui alcuno scritto se non frammenti e massime riportate da Diogene Laerzio e Aristotele.
Tutto muta, scorre e cambia, osservavano questi filosofi della natura, ma cosa c’è di immutabile, nascosto in questo perenne e apparente mutare? Generazione e corruzione lasciano intuire che vi sia qualcosa che non si genera e non si corrompe.
Una forza o sostanza che alimenta questi processi perpetui.
Per Talete questo principio si trova nell’acqua, infatti ogni cosa è umida o lo diventa, persino il fuoco e il calore, notava. Questa concezione era già presente nelle religioni e filosofie d’Oriente sumeriche ed egiziane.
“L’acqua è la sostanza da cui traggono origine tutte le cose; la sua scorrevolezza spiega anche i mutamenti delle cose stesse. (…) animali e piante si nutrono di umidità, gli alimenti sono ricchi di succhi e gli esseri viventi si disseccano dopo la morte”. Dunque la vita, intesa come capacità della materia di manifestarsi, era associata all’acqua. Oggi sappiamo che questo è osservabile anche dal punto di vista chimico e molecolare. E perfino su pianeti lontani esultimo se le sonde rilevano H2o.
Quella di Talete era una ricerca fisica nell’immanente che però implicava domande e questioni che avremmo poi definito ontologiche e metafisiche. Tale ricerca aveva un respiro spirituale perché aspirava a qualcosa che non fosse mortale.
Gli antichi sapienti come Talete sono avvolti dalla leggenda; un aneddoto narra che Talete era così concentrato nello scrutare il cielo notturno che cadde in un pozzo e lì venne deriso da una serva. L’episodio vuole esprimere la vulgata per cui il filosofo, assorto nelle grandi questioni non saprebbe occuparsi di fatti quotidiani e concreti e che perfino una serva (donna per di più) sa meglio badare a se stessa.
Ma siamo sicuri che il filosofo sia una figura così “eccentrica” e che la filosofia sia un modo di vivere proprio solo di alcuni? E se fosse invece un tratto distintivo della nostra specie?
Che non sia proprio una sorta di facoltà filosofica a renderci l’unica creatura che investiga su se stessa e la realtà?
Talete è il primo filosofo formalmente classsificato nella storiografia ma chi è stato il primo Homo Sapiens che ha alzato lo sguardo alle stelle si è sentito smarrito e incantato? O che ha riflettuto sulla ragione della morte? O che ha avuto coscienza di se stesso? Definire la filosofia resta una questione gnoseologica sfuggente e irrisolta.
Consideriamo la filosofia greca l’inizio del pensiero razionale, che si “emancipa” da quello mitico per cercare spiegazioni nel logos e non più nella magia.
Ed è per questo che molti antichi filosofi vennero accusati di empietà, di sovverire il pensiero religioso e le regole sociali comunemente accettate. Fare filosofia è per definizione amare il sapere. Ma il sapere cos’é? Il sapere non è un carico di nozioni ma un percorso di comprensione. Il sapere si conquista senza sosta ammirando le stelle, cadendo in un pozzo, esaminando il fango, ascoltando gli altri, interpretando le emozioni.
Talete disse “La cosa più forte è il destino perché tutto domina…la cosa più bella è il mondo, perché opera divina”.
Per Platone e Aristotele la filosofia nasce infatti dalla Meraviglia, da un senso di stupore dell’esistente. Da una sorta di sorpresa quasi scioccante che l’uomo prova nel trovarsi al mondo. Secondo Umberto Galimberti la filosofia è un atteggiamento, quello di colui che non smette di fare domande e di interrogarsi. E non per provocare scandalo, ma per dare valore alle nostre azioni.
Georg Gadamer scrisse che “La filosofia è una disposizione naturale dell’essere umano. Ogni bambino dopo i sei anni, si chiede cos’è la morte”. Dunque la filosofia potrebbe essere quell’aspirazione attiva verso l’infinito a cui tendiamo in quanto esseri finiti solo nella corporeità. Non una consolazione alla tomba, ma un lancio verso l’inesplorato, o ancora verso l’origine sconfinata in cui ci riconosciamo.
Forse la filosofia nasce come capacità di tutti gli umani di inserire la propria esperienza personale in un orizzonte di senso universale.
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foto https://pixabay.com/it/photos/gocciolamento-acqua-goccia-d-acqua-1037806/