The End of the F***ing World, due storie di adolescenza
Dopo tanta attesa (per chi l’ha visto), a novembre Netflix rilascerà la seconda stagione di “The end of the F***ing world”, una mini-serie molto interessante che parla di… adolescenza.
La storia tratta l’incontro di due personalità piuttosto particolari, quelle di James e di Alyssa.
Lui si presenta così: “Sono James, ho 17 anni e penso di essere psicopatico”. È un ragazzo ermetico, escluso dalla vita sociale degli altri adolescenti: tortura animali, progetta di compiere un omicidio, ha un rapporto con il padre del tutto particolare. Abbastanza spesso alla sua mente si affacciano fantasie sanguinarie e violente, come flashback.
Lei è più spregiudicata, un’adolescente più ‘classica’, se si può usare questo termine. Una delle sue frasi di presentazione è: “Tristezza e rabbia insieme mi fanno scattare qualcosa”. In ogni caso, anche Alyssa vive al di fuori delle dinamiche gruppali che si instaurano a scuola.
Due dannati che si incontrano e cominciano a scrivere una storia. E la storia di “The End of The F***ing World” è fatta di ribellione, di sperimentazione di nuove esperienze, di messa alla prova dei limiti propri e altrui. Tutti aspetti molto comuni nella fase adolescenziale, che vengono proposti al pubblico con un retrogusto ironico che permette di riflettere sulle esperienze che i ragazzi vivono, trasmettendo allo stesso tempo proprio quel senso di malinconia che spesso accompagna la scoperta dell’altro e del mondo.
Come spesso accade, l’esperienza dell’incontro conduce ad una trasformazione: il mondo continua ad essere un luogo terribile, dove il pericolo e la violenza sono dietro l’angolo. Ciò che cambia, nel corso della narrazione, è la percezione che James e Alyssa hanno di esso. Un luogo che resta crudo, ma che con la giusta persona accanto è possibile affrontare.
Tutto ciò richiama tematiche note e care alla psicodinamica dell’adolescenza. Una fase in cui è necessario poter sperimentare un allontanamento dalla famiglia e un riavvicinamento ad essa, potendo sentire parallelamente la sicurezza di essere accompagnati nel movimento verso l’esterno e di essere accolti nel rientro, come in un via vai che molti genitori conoscono e che altrettanti faticano a tollerare.
James e Alyssa incontrano invece difficoltà immense a trovare questo equilibrio. Da una parte il padre di James, completamente inconsapevole di ciò che è accaduto nella mente del figlio sin dall’infanzia. Dall’altra la madre di Alyssa, una donna dipendente e manipolata da un uomo, il patrigno della ragazza, che la obbliga ad abbandonare la figlia. Non ad accompagnarla nel movimento verso il mondo, ma a spingerla violentemente fuori, dandola in pasto ad esso.
Le conseguenze che la serie mostra sono abbastanza prevedibili e facilmente individuabili sul piano pratico. Senza più una guida né un punto di riferimento, i ragazzi corrono verso un burrone sempre più profondo.
Cosa accade nella loro mente? La perdita di contenitori psichici che dovrebbero tenerli al sicuro fa sì che non vi sia più una funzione svolta da qualcuno che possa aiutarli a pensare. Una funzione che, a ben vedere, non è stata svolta da nessuno e in nessun tempo della loro vita. Il risultato è il continuo ricorso ad una serie di agiti come meccanismo difensivo di cui la fuga dalle rispettive famiglie è solo il primo.
La partenza senza meta della giovane coppia diventa un viaggio alla scoperta di se stessi e di se stessi in rapporto all’altro. Il tema è quello dell’identità. E così il James ormai quasi diciottenne scopre di non essere più tanto sicuro di essere semplicemente ‘uno psicopatico’, una persona sadica, un uomo assetato di sangue. Irrompono le esperienze mentali del senso di colpa, della tristezza profonda, del senso di abbandono, della paura.
La condivisione della propria storia con Alyssa gli permette perfino la sperimentazione della rabbia. Tutto ciò che il trauma infantile aveva sospeso, anestetizzato. L’incontro con Alyssa gli permette di sperimentare nuovamente il sentimento dell’amore, ovvero del sentirsi amato. Dell’essere protetto e del prendersi cura.
Anche Alyssa, partita da presupposti simili, dall’abbandono del padre che l’ha resa la cenerentola della nuova famiglia, rifiutata dal patrigno, si chiede cosa rappresenti per l’altro, se oggetto o persona, e se possa davvero essere amata. Come James, anche lei infila una maschera. L’unico modo per combattere un mondo che sembra non volerla è la rabbia. L’unica arma la provocazione.
Al termine di questo percorso, o per quel che ne sappiamo della prima parte, la serie obbliga lo spettatore e soprattutto i personaggi a fare i conti con una realtà fatta di regole e limiti. Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, almeno per la prima stagione, rimane sospeso.
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