Varianti Sars-Cov2: cosa sono e come agiscono

Nelle ultime settimane il dibattito pubblico e scientifico si è concentrato sulle nuove varianti del Sars-Cov2. .
Associate alla specifica nazione di origine, le mutazioni spaventano gli esperti per la possibile diffusione su scala mondiale, con una carica virale e un potenziale maggiore tasso di letalità, attorno ai quali gli studi proseguono.
Cercherò di semplificare al massimo concetti molto complessi, a beneficio del lettore e di quanti siano interessati a capire quali possano essere le evoluzioni della pandemia.
In questi intensi mesi di ricerca abbiamo scoperto che per entrare nel nostro corpo il Sars-Cov2 utilizza una porta chiamata “recettore ACE2”: tutta la battaglia fra noi e il virus si risolve qui, nel suo punto di ingresso.
Il sistema immunitario produce anticorpi contro la chiave, detta SPIKE, per impedire al virus di aprire la porta ACE2.
Gli anticorpi monoclonali, come quelli di Regeneron ad esempio, sono indirizzati contro spike, e così la risposta immunitaria scatenata dai vaccini indirizza gli anticorpi su spike per impedire l’accesso del virus.
Considerata l’importanza per il virus fra la chiave SPIKE e la porta ACE2, il virus muta in maniera randomica per trovare la combinazione migliore, selezionarla e riprodursi (passatemi questa metafora anche se il virus, ovviamente, non ha ne volontà ne un piano di azione preciso).
Alcune mutazioni nelle nuove varianti facilitano quindi l’ingresso di Sars-Cov2 grazie alla creazione di chiavi maggiormente precise.
Questo, in sostanza, è quanto successo con quelle più note, che secondo i primi studi hanno sviluppato un differente grado di efficienza (v. immagine)
In questo momento dobbiamo focalizzarci sulle cosiddette “varianti” per tre motivi:
- la rinnovata carica virale, ovvero la capacità di diffusione;
- il possibile aumento della patogenicità associato alla letalità, ancora non del tutto chiarito;
- il nostro sistema immunitario, addestrato per riconoscere solo specifiche Spike, ovvero chiavi d’ingresso
In questo contesto, l’approfondimento sull’efficacia dei vaccini rispetto alle varianti prosegue ma dobbiamo ricordare che il nostro sistema immunitario non sfrutta solo gli anticorpi, applicando diversi altri sistemi di difesa come le cellule T e la risposta innata.
In attesa di avere un quadro più preciso, la raccomandazione resta sempre quella di mantenere le dovute distanze di sicurezza e utilizzare le mascherine in maniera corretta (sopra il naso, mi raccomando!): vaccini e sistema immunitario per quanto sappiamo oggi, DOVREBBERO aiutarci quanto prima.