Chi va a Roma perde la poltrona

Sullo sfondo della costante crisi che caratterizza il dibattito pubblico nazionale, la Capitale d’Italia si avvia verso una delle elezioni comunali più incerte di sempre.
Quanto traspare dai commenti social e dall’umore dei cittadini romani nelle prime settimane di rinascita del Pase, è il senso di profondo rigetto per la politica locale, le sue costanti promesse e i soliti risultati, in un trend confermato dalla delusione di un grillismo incapace di rovesciare il sistema senza perdersi nel grottesco delle sue utopie.
Dopo l’ultimo scalino del Campidoglio c’è sempre una città con criticità antiche quanto le sue mura e da qualche tempo un nuovo, pericoloso senso di rassegnazione rispetto ai problemi che la affliggono:
  • proporzione geografica smisurata, con un territorio di competenza che va dalle campagne a nord al mare di Ostia;
  • desertificazione commerciale che investe centro e periferie;
  • disoccupazione montante con la fine del periodo d’oro nel pubblico impiego “per chiamata diretta”, grazie al quale si sono costituite generazioni di burocrati dal mutuo sicuro;
  • i noti disastri nella gestione delle partecipate e della raccolta rifiuti.
Difficoltà istituzionali e incapacità nella gestione della “cosa pubblica” che riguardano gran parte delle città nel centro sud Italia ma si acuiscono nella Capitale, incapace per storia di adattarsi rapidamente ai cambiamenti, abdicando all’innovazione in nome dei ruderi: singoli potentati, classi sociali o monumenti millenari che siano.


Virginia Raggi ha fallito.
La macchina burocratica ha schiacciato ogni sogno di “svolta”. Le sue improbabili sterzate su alcuni temi hanno fatto il resto.
I progetti da bar, piú che piani d’azione, si sono dimostrati inutili labirinti o raffazzonate esecuzioni all’interno di una città depredata negli anni da immobiliaristi senza scrupolo, con il consenso di una politica fallimentare, aristocrazie da “Grande Bellezza” e affaristi di ogni genere.
Un capitolo impresso nella storia per l’unicità delle dinamiche capaci di generarlo e un ciclo che deve essere chiuso a motivo della sua inefficacia.
A questo si aggiunga la narrazione generale dalla quale la Sindaca non può più fuggire: la Raggi è da tempo nel mirino dei noti immobiliaristi-editori (Caltagirone, Mainetti & co.) e ora  soffre anche l’abbandono di quella rete che l’aveva condotta al successo. Il suo futuro sembra essere più nel Foro più che non al Campidoglio.
E per rispettare il vecchio monito, non le sarà concesso nessun onore delle armi, perché in Italia va così: quando cadono i deboli la polvere non basta, si cerca l’umiliazione.


Sul fronte PD l’ennesima pantomima di equilibri interni -più ignoti che democratici- ha partorito un anonimo “Gualtieri Sindaco”, accompagnato dall’improbabile Cirinnà e da un sistema dirigente che non ha mai smesso di governare la città attraverso i suoi mille enti.
Una burocrazia che muove da sempre per conto proprio, rispondendo più o meno singolarmente a quelle aristocrazie oscure di cui sopra.
La destra è ancora assente, spaccata a livello nazionale e orfana di Berlusconi, capace, in un modo o nell’altro, di affascinare la borghesia moderata, impiegatizia e immobiliarista, tipica della Capitale.
Il “candidato che non c’è” un giorno si paleserà rappresentando Giorgia Meloni più che Matteo Salvini, per il quale Roma rimane tabù, nonostante i tentativi di penetrazione effettuati negli ultimi anni.
In tale contesto Carlo Calenda si presenta come l’ennesimo “uomo nuovo”, patrizio con una soluzione per ogni crisi.
Sogno dei sognatori mai domi nelle loro fantasie di svolta improvvisa, il “figlio dì”, piaccia o meno, è nipote dell’altissima borghesia.
Per tale motivo risultano imbarazzanti piani di rilancio e riqualificazione che non tengano conto di amici o conoscenti con i quali dovrebbe contrapporre bene pubblico a interesse privato.
Come nel caso dello Stadio Flaminio, nel quale  Calenda si troverebbe davanti al Malagó di turno: vicino di casa, principe del Circolo Canottieri Aniene e dell’Aquaniene, realtà private che rischiano la pericolosa vicinanza con i sogni nazional popolari  per lo stadio di Roma Nord, ecomostro ai piedi del quartiere più lussuoso della città, ennesimo bene pubblico lasciato marcire come un frutto che ingolosisce iene e corvi.
La smania di regnare del “Reuccio Calenda” ha poi assembrato troppi nemici, soprattutto nel PD, senza il cui appoggio, Roma, per un candidato moderato, rimane un sogno difficilmente raggiungibile.


La cronaca riporta come negli ultimi dieci anni chi è andato a Roma ha perso la poltrona: dal genero di Almirante a Marino e fino alla prossima Raggi.
Qualcosa vorrà pur dire.
Certo la Capitale non è mai stata governata, al massimo si è fatta amministrare, decidendo spesso amministratori e ragionieri.
Eppure tutti continuano a millantare rivoluzioni: segno che la lezione non si è imparata o si ignora con somma furbizia una realtà troppo complessa da spiegare ai cittadini delle periferie e a chi di Roma non conosce la profondità dei suoi interessi verticali.


Ogni tentativo di ribaltare la situazione incancrenita in ogni ente della città attraverso piani di svolta miracolosi, suona alle orecchie dei romani come una barzelletta poco divertente.
Una rassegnazione che accomuna sempre più cittadini, lasciando spazio a quell’individualismo cinico nel quale si contraddistingue più di ogni altro italiano il romano – o quanto ne resta nel mondo globalizzato-
Pochi mesi e vedremo quale brillante Marco Aurelio guiderà questa Grande Bellezza perennemente plasmata in nome del bene comune ma, in fondo, a vantaggio dei soliti noti.
Nel frattempo si mostri il volto peggiore della città: il degrado, le anomalie urbane e stradali, l’abbandono delle periferie irraggiungibili, il sottoproletario di emigranti al quale rispondono migliaia di ricchi studenti del Sud, che nel silenzio generale stanno cambiando l’ordine dei quartieri più ricchi, trasformati in dormitori da 50 mq laddove un tempo la borghesia dei Moravia si annoiava nei severi salotti per l’eccesso di ordine delle sue strutture.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *