Veti incrociati: la trappola della politica per Draghi
Da carro vuoto e malvisto, il prossimo Governo Draghi rischia di trasformarsi in una mongolfiera carica di passeggeri stivati su un mezzo dal quale pretendono di salire e scendere alla bisogna, mentre il pilota tenta di accendere la fiamma e scopre il limite della propria pazienza al ritmo dei compromessi falliti.
Le consultazioni di questi giorni definiscono il quadro della prossima maggioranza con un appoggio politico fin troppo composito: tutti dentro ma con la propria bandiera.
Un carrozzone dal quale l’ex Presidente BCE non si lascia intimidire, come sottolineato dopo l’incontro con la delegazione del PD: “A me spetta la sintesi, ai partiti il giudizio”
Al di là della stucchevole retorica costruita da una stampa letteralmente adulante, certo non bastano delle difficili premesse per spaventare un uomo di azione come Mario Draghi.
Ciò detto, quell’aura di intoccabilità costruita ad hoc attraverso la narrazione del supereroe, sarà scalfita ogni giorno nel naturale processo di macchiettismo dei social e delle televisioni, umanizzando un personaggio che si vuole a tutti i costi dis-umano: tanto per tenere a bada questa classe politica, quanto per affrontare la mole di sfide da ciclo eracliano che lo attende.
I veti incrociati dei partiti formano una rete di spine che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ben conosceva e ha sperato di spazzare sul nascere con la chiamata del “migliore”: stando alle cronache delle ultime 72 ore, una fiducia tradita in fretta.
Suo malgrado, Draghi si trova già coinvolto nello spettacolino del grillismo; nelle contraddizioni di Matteo Salvini; nel “no” secco di Fratelli D’Italia; nelle ritrosie di Leu verso la Lega; nella confusione del PD al perenne inseguimento dei 5 Stelle, con un leader indebolito e la consueta anarchia interna, dalla quale spuntano idee di patrimoniali e ius soli, totalmente in contrasto con il principio di realtà della prossima maggioranza.
La situazione attuale conduce in ogni caso e inevitabilmente verso la formazione di un Governo la cui strutturazione sarà almeno in parte politica.
E per questa via Draghi rischia di trasformarsi nel giro di pochi mesi in Giuseppe Conte, diventando ostaggio di un esecutivo costruito su visioni opposte, amministratore della torta NextGenEU dalla quale ogni partito vorrà attingere a piene mani.
Due anni sembrano un tempo eccessivamente lungo per giocare con una squadra in cui tutti si credono capitani, da Italia Viva con il suo 2% alla Lega che scalpita per arrivare al fischio finale delle elezioni.
Ma l’aspetto più preoccupante per le ambizioni di Mario Draghi è il lungo rantolio del grillismo.
Aggrappati a poltrone e stipendi ben oltre ogni dignità, i cinque stelle calpestano nuovamente le origini sull’altare del ricco salario appoggiando formalmente il banchiere. La domanda è: cosa impedirà, una volta risolte le principali emergenze da quì a giugno, di rischiare qualche retribuzione per scoprirsi nuovamente duri e puri contro le “elite” e far saltare il banco?
“Senti chiamano il tuo nome
È il tuo turno, tocca a te
La fortuna ti apre il cuore
Ma non chiederti perché!
Vinci se non vuoi morire
Questa è l’occasione tua
E vai e vai
Tu stringi i denti e vai
Ma attento a dove metti i piedi sai
C’è una trappola!”