“Vi spedisco i rifugiati” firmato Erdogan, è una minaccia che segna la storia.
No, il premier turco Erdogan non ha dimenticato quel 15 luglio 2016, quando, nello sgangherato tentativo di un colpo di Stato ai suoi danni, si aggirava sui cieli d’Europa ricevendo “niet” da tutti i leader ai quali chiedeva solo un permesso di atterraggio.
Oggi, con l’invasione della Siria favorita da una sempre più scellerata politica estera a stelle e strisce, Erdogan si vendica e torna a fare la voce grossa con l’Unione Europea.
In quel “Vi spedisco i rifugiati”, rivolto a Bruxelles con il chiaro intento di non interferire nell’invasione militare siriana, c’è il tutto il segno di tempi e protagonisti più oscuri che mai.
L’Europa sembra capace di mostrarsi accogliente con i rifugiati politici, i migranti climatici, i disperati di ogni dove, solo a parole, salvo concludere, anche a caro prezzo, accordi che tengano ben lontano ogni uomo e donna non desiderato, poiché difficilmente collocabile in un sistema economico già precario.
Dall’altra parte abbiamo il leader di un Paese dalla centrale importanza strategica nell’ambito internazionale e militare, che ha speso gli ultimi 3 anni a fare epurazioni interne ed arresti politici, con il silenzioso benestare del resto del mondo.
L’Europa si dimostra ancora una volta un’accozzaglia politica di interessi e forze ancora gravemente scoordinate su temi di politica estera.
La Turchia, si palesa come degna erede del temuto Impero Ottomano dal quale è sorta.
L’occhiolino di Trump, Presidente americano fra i più miopi di sempre in ambito internazionale (vedere l’invasione cinese in Africa e Sud America per credere), conferma l’attitudine americana di sfruttare le minoranze, dal Vietnam in poi, salvo abbandonarle nel momento del bisogno.
L’umanità perde una volta di più: da oggi i rifugiati sono un’arma di ricatto, un pacco, non più esseri umani. E domani ci interesseremo già di altro…
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foto https://pixabay.com/it/photos/apocalisse-disastro-ora-di-fine-2273069/