Alla ricerca della valle incantata
Sarà la giornata uggiosa, sarà la nostalgia per una primavera che non posso e non possiamo vivere come sempre, quando assieme alla natura ci risvegliamo anche noi, quando si ridestano le nostre emozioni e i nostri ormoni. Sarà per questo e per altri motivi che ho deciso di vedere per l’ennesima volta le avventure di Piedino, del primo Piedino, quello della ricerca della valle incantata. Un cartone animato che non vedevo da più di venti anni e che anche oggi ho potuto gustare, certamente non come allora, ma con uno sguardo diverso, uno sguardo più maturo che mi ha permesso di confermare ciò che sentivo da bambino: è una storia straordinaria. Aggiungo, oggi, che si tratta di una storia che insegna molto
Non che cartoni animati di questo tipo non esistano più: ho recentemente avuto modo di vedere “Coco” e prima ancora “Inside Out”. Sono perle che tutti dovrebbero vedere con la stessa attenzione che si riserva alle pellicole di grande spessore, ai capolavori cinematografici. D’altra parte, scopro oggi che i produttori esecutivi di questo cartone animato sono Steven Spielberg e George Lucas, produttori che ci hanno regalato gioie magnifiche e immortali.
‘Alla ricerca della valle incantata’ (titolo originale: “The Land Before Time”) ha però qualcosa in più rispetto agli eredi in HD: è un racconto crudo, che mostra la morte, il distacco, il dolore.
Ho notato per la prima volta che i personaggi piangono, si disperano o si arrabbiano per la maggior parte del film. Sono spesso impauriti, angosciati. L’ideale della bellezza è riservato solamente all’ultima manciata di secondi, quelli, per l’appunto, della valle incantata e del ricongiungimento con i familiari rimasti in vita. Il film insegna questo: c’è un prima della bellezza, un prima della felicità, un ‘prima del tempo’ come suggerisce il titolo originale così grossolanamente tradotto. Un percorso complicato per raggiungere la pace. Ed è un percorso, ci dice il film, che ha a che fare con il lutto.
Sono rimasto molto colpito dal modo duro e reale con cui il processo luttuoso viene descritto: dovrebbero mostrare alcuni spezzoni nei corsi di introduzione alla psicodinamica del lutto, ancor prima di spiegare chi era Freud, prima di presentare la teoria di Bowlby.
Dovrebbero mostrare la sequenza con cui Piedino reagisce alla morte della madre, che rimane vittima dell’attacco fatale di un predatore e del terremoto.
La negazione del lutto imminente, con il cucciolo che invita la madre morente ad alzarsi per proseguire insieme. Poi la protesta, la rabbia di Piedino, rimasto solo, confidata a un dinosauro sconosciuto: “è colpa sua” “di chi?” “di mia madre”.
La rabbia contro l’oggetto perduto. La tristezza raccontata dalla voce narrante: Piedino non mangia, non dorme, non ha più nella mente il progetto della valle incantata, non pensa più all’obiettivo. Piedino è depresso. Meglio, è in lutto.
Infine, l’elaborazione: Piedino segue la grande ombra di un ‘collo lungo’ (nome che nel cartone viene dato ai brontosauri, ai quali Piedino appartiene) e la scambia per la madre. La chiama, la insegue, fino a che l’ombra non si rimpicciolisce mentre lui si avvicina alla grande parete rocciosa sulla quale è proiettata.
E più si avvicina, più l’ombra si fa piccola, più si accorge che quell’ombra non è della madre, ma appartiene a lui. Il momento è catartico: in Piedino torna la volontà, la forza, la spinta a raggiungere la valle incantata per far continuare ‘il ciclo della vita’, laddove, alle generazioni successive, Piedino e i suoi amici porteranno la testimonianza del grande viaggio che dalle terre aride e brutali delle zone sismiche li ha portati ad un nuovo mondo, un mondo di pace.
Piedino capisce, comprende, accetta. Ora tocca a lui completare ciò che i nonni e la madre hanno iniziato: il viaggio verso la salvezza e il futuro della specie.
Un cartone animato a cui sono molto affezionato, che mi riporta ad atmosfere antiche, a quando, con la febbre, restavo a casa e chiedevo a mio padre di metter su una videocassetta, “La valle incantata”.
Solo oggi scopro che la casa di produzione che ha dato vita a questo capolavoro, la Lucasfilm, mi ha regalato, qualche anno dopo, gioie ancor più grandi…